pierbusa post=55245All'inizio del capitolo quinto un po' di chiarezza. Il protagonista dichiara in sette parole limpide e trasparenti (traduzione della Prina) cosa cavolo vuol fare e soprattutto diventare.
FINALMENTE!!!
Dopodiché ho iniziato a sghignazzare per essere ripreso immediatamente dopo dall'Autore (giuro che ce l'aveva con me) e richiamato alla serietà. Roba da matti!
Del perché...ne parlerò in seguito!
Questa una entrata SURREALE mi è piaciuta tanto e mi ha spinta ad andare a vedere di corsa cosa c'era scritto al capitolo V.
Io sono ancora al
Capitolo III, al IV capoverso, e qui sono ferma come una pollastra, che ha incominciato a non capire più nulla del nostro autore. Mi sono appuntata un sacco di discorsi ma non so bene se mi conviene postarli. Ho paura di fare la figura di quella che vuol capire tutto e non capisce nulla.
Allora posterò qui una cosa che mi assilla e cioè: (ma bisogna avere il cartaceo della Feltrinelli perchè ho bisogno di sciogliere un nodo storico magari di poco conto, ma per me importante.
Da quello che ci racconta Arkadij, sembra che ci troviamo davanti ad un nichilista, Dostoevskij è passato anche per questa fase, se poi si pensa che nel 1872 era tornato da quattro anni di permanenza all'estero piuttosto disgustato e critico della civiltà occidentale.......
L'adolescente è del 1875, cioè tre anni dopo il suo ritorno e ha un'età di
54 anni.
"e allora?" come direbbe Mastro Geppetto.
Qui ci vorrebbe Federico, mannaggia che era un esperto di queste cose.
Mi riderisco alla nota n. 47 che si riferisce al testo di pag. 58:
Il nostro Arkadij sta discutendo in un gruppo di giovani studenti. Nella nota 47) viene segnalato Dolgustin (1848 - 1885). Io sono andata su WiKipedia per vedere se questo Dolgustin era un personaggio veramente vissuto e cosa aveva di particolare perché Dostoevskij ne parlasse nelle sue pagine.
Mi è venuto in mente anche che nel 1849 a soli 27 anni, sotto lo Zar Nicola I, Fedor viene arrestato e incarcerato in Siberia nella fortezza dei Santi Pietro e Paolo, assieme ad altri 33 componenti del Circolo Petrasevsij. Da quell'esperienza ne venne fuori "
Memorie da una casa dei morti".
Ora, perchè a distanza di 36 anni saltano fuori degli "apparenti rivoluzionari" e questo Degustin che pare sia il loro maestro?
Anche Degustin finisce in Siberia della stessa prigione in cui era stato Dostoevskij 36 anni prima.
Cosa ci vuol comunicare lo scrittore?
Sono ancora alle prime 68 pagine, Pier è molto più avanti. Ho dato un'occhiata al motivo della sua risata e ho riso anche io.
Però questa storia del nichilismo dostoevskiano mi intriga non poco.