Quando avevo circa 9 anni, una notte mi sveglio con forti dolori alla pancia e vomiti. Al tempo mia mamma non aveva la macchina, così il papà di un mio amichetto del quartiere si offre di accompagnarci al pronto soccorso. La ricordo ancora con affetto la buon’anima di sig. Rutilio, ferroviere calabrese.
Da lì in poi tutto si svolge in maniera così rapida che il ricordo si fa confuso; ma ancora oggi mi rimangono delle immagini abbastanza nitide. Il dottore che, mentre siamo ancora nel corridoio del pronto soccorso e sono steso su una barella mobile, mi preme l’addome sul lato destro, butto un urlo di dolore e un secondo dopo, (dietro le decise direttive del medico) il lettino comincia a muoversi verso il famigerato “meno tre”. Peritonite acuta, operazione d’urgenza.
La prima tappa che fa il lettino, che ricordo essere sempre in corridoio, è per quello strumento di tortura (per carità, non discuto, importantissimo) così odiato da Luigi. Si, è lui, avete capito, il sondino naso-gastrico. Un trauma. Insieme al digiuno che dovetti fare per circa due settimane, sicuramente l’aspetto medico più orribile di tutta la faccenda.
Per il resto, non mi son fatto mancare niente: drenaggio, flebo, catetere, i rumori la notte, le visite, la solitudine… Ricordo che mi dava tanta consolazione l’walkman (quello con il cerchietto e le cuffiette arancioni) che mi regalò mio padre con le cassettine tra cui (la mia preferita) quella di Celentano che cantava Deus, Suzanna e in particolare Una carezza in un pugno. Ecco, in quella solitudine di cui si parlava ho trovato tanta consolazione nella musica e nel molleggiato!
Insomma, per concludere, un’esperienza dura, ma veramente dura, che mi ha cambiato la vita. Forse è lì che mi sono germogliate cose tipo l’empatia, la solidarietà e la cosiddetta resilienza. Non penso di esagerare se dico che o impari a trovare le risorse per superare le difficoltà o rischi di impazzire.
Ricordo pure che rimasi affascinato dalla figura del chirurgo, tanto che per lungo tempo avevo anche pensato di voler fare il medico (idea poi abbandonata per una certa ritrosia in fase di prelievi di sangue). Se Luigi vede Zamagna anche quando non c’è, immaginatevi come vedeva un bambino di 9 anni il chirurgo che lo aveva salvato e guarito. Per me il chirurgo era una specie di cyborg, un’entità superiore (un po l’effetto che mi fanno i piloti d’aereo).
Grazie @Pier per condividere con noi questa lettura, nonostante tutto…
"Bea sostiene che leggere è un'arte in via di estinzione e che i libri sono specchi in cui troviamo solo ciò che abbiamo dentro di noi, e che la lettura coinvolge mente e cuore, due merci sempre più rare"
Carlos Ruiz Zafon