Buongiorno a tutte e a tutti, ho recuperato anche io il libro del mese in questi giorni, grazie alla mia biblioteca. Ero molto curiosa di leggerlo avendo letto prima tutti i vostri pareri e le vostre riflessioni, alcune molto intime dato il tema delicato e, come è stato detto, molto personale. Grazie a chi ha condiviso pezzi di vita non proprio semplici e che ci vuole del tempo a metabolizzare. Ero curiosa di vedere anche Mattia Torre, che io conosco come lo sceneggiatore di Boris, alle prese con un'opera di narrativa, perché non l'ho mai letto come romanziere. Vi dico la mia.
Il mio approccio partiva proprio da Boris, era il mio unico punto di riferimento, perciò mi aspettavo di ridere molto di più. Mi ero preparata a una messa in scena della commedia umana a tutta forza, anche se avevo messo in conto anche tutte le riflessioni, i momenti suggestivi, quelli poetici, le oscillazioni tra speranza e disincanto. Invece ho trovato questi ultimi molto prevalenti. Non sono delusa, ma questo "nuovo" Torre mi ha molto interessata. Credo abbia una grande capacità nel dipingere le scene, di suscitare sensazioni precise a partire da dettagli piccoli, di muoversi bene nel quotidiano, e non è mai pesante, passa con leggerezza. Una cosa che ho amato particolarmente sono stati i tocchi surreali, che metto sotto spoiler perché non si sa mai...
Finito il libro mi è rimasta una certa sensazione che sia scorso troppo in fretta, che ci fossero troppi personaggi, alcuni medici e pazienti tra i personaggi secondari non riuscivo proprio a distinguerli, forse andavo di fretta io; ho pensato che avrei preferito guardare la serie TV, che secondo me Torre era proprio portato per quel genere di mezzo espressivo (infatti credo che la guarderò, se è disponibile).
Ma ora, che è passato un giorno e ho digerito il libro, devo ammettere che mi piace questa sensazione sospesa che mi ha lasciato, dopotutto come già è stato detto in questo ritratto ospedaliero i confini umani sono sfumati: nessuno è infallibile, nessuno ha una risposta certa, si fa del proprio meglio e si incrocia le dita. A volte quel meglio fa bene, addirittura i miracoli, a volte no. In questo senso penso che sia coerente col messaggio che (credo) volesse trasmettere.
Non so, forse lo rileggerò, è breve e si presta... voi che ne pensate, sono l'unica a cui ha lasciato quest'impressione oppure no?
P.S. Ho usato bene la sezione spoiler o in questo tipo di topic non è necessario? Sono nuova, istruitemi sugli usi e costumi del forum!