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Gennaio 2022 - La linea verticale

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10/01/2022 20:52 #56861 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Gennaio 2022 - La linea verticale
Terminato anche io, ci ho messo un po´ perchè di solito leggo molto prima di andare a dormire, e questo libro era decisamente poco adatto.
Seppur abbia apprezzato anche io molti aspetti che avete menzionato e, anzi, pur essendo riuscita ad apprezzarne altri proprio per i vostri commenti più che per come sono trattati nel libro in sè, purtroppo mi devo discostare un po´ dall´entusiasmo generale. Non tanto per il libro, credo anche io che Mattia Torre sia riuscito nell´intento, quanto per come percepisco io il messaggio che ne passa, confermato dai vostri commenti. Per me l´ambiente ospedaliero non deve essere tragicomico, descriverlo con ironia e personaggi caricaturali fa passare quell´ambiente come un posto in cui purtroppo si deve stare e quindi tanto vale cercare di vedere il lato positivo e farsi una risata. Le mie esperienze di degenza sono state traumatiche, e una volta ho avuto per quasi tutto il tempo la stanza solo per me, solo l´idea di avere intorno a me in un momento simile persone come Peppe, Marcello, il prete, Amed, e via dicendo mi avrebbe fatto avere ulteriori crisi isteriche. È anche vero che ci sono molte persone che preferiscono stare in ospedale, perchè ipocondriache o desiderose di attenzioni o anche perchè la vedono quasi come una vacanza (e Torre descrive bene la varietà della tipologia di pazienti). Personalmente, penso che uno sta in ospedale solo se deve, e con "deve" è implicito uno stato di sofferenza tale che vivere una quotidianità come descritta in questo libro sarebbe insopportabile. Leggendo avevo veramente i brividi a pensare alla mia esperienza e a immaginarmi di doverla rivivere nel contesto descritto. Secondo me non si crea neanche questo clima di complicità tra pazienti, perchè c´è sempre uno che sta più male rispetto all´altro, spesso si fa gara a chi sta peggio, ed è impossibile sentirsi capiti da altri pazienti che stanno vivendo in quel momento la degenza, vivendola sicuramente differentemente da te, anche se gli interventi possono esser stati simili.Bo, forse reparti in cui son stata io erano diversi, in altri reparti è più normale trovare un clima da bar.
Insomma, riconosco che il libro ha poteziale, che può piacere e che si adatta a tante occasioni. Ma per me è stata un´angoscia leggerlo

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert
Ringraziano per il messaggio: Mattia P., Marialuisa

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10/01/2022 21:28 #56866 da elis_
Risposta da elis_ al topic Gennaio 2022 - La linea verticale

Terminato anche io, ci ho messo un po´ perchè di solito leggo molto prima di andare a dormire, e questo libro era decisamente poco adatto.
Seppur abbia apprezzato anche io molti aspetti che avete menzionato e, anzi, pur essendo riuscita ad apprezzarne altri proprio per i vostri commenti più che per come sono trattati nel libro in sè, purtroppo mi devo discostare un po´ dall´entusiasmo generale. Non tanto per il libro, credo anche io che Mattia Torre sia riuscito nell´intento, quanto per come percepisco io il messaggio che ne passa, confermato dai vostri commenti. Per me l´ambiente ospedaliero non deve essere tragicomico, descriverlo con ironia e personaggi caricaturali fa passare quell´ambiente come un posto in cui purtroppo si deve stare e quindi tanto vale cercare di vedere il lato positivo e farsi una risata. Le mie esperienze di degenza sono state traumatiche, e una volta ho avuto per quasi tutto il tempo la stanza solo per me, solo l´idea di avere intorno a me in un momento simile persone come Peppe, Marcello, il prete, Amed, e via dicendo mi avrebbe fatto avere ulteriori crisi isteriche. È anche vero che ci sono molte persone che preferiscono stare in ospedale, perchè ipocondriache o desiderose di attenzioni o anche perchè la vedono quasi come una vacanza (e Torre descrive bene la varietà della tipologia di pazienti). Personalmente, penso che uno sta in ospedale solo se deve, e con "deve" è implicito uno stato di sofferenza tale che vivere una quotidianità come descritta in questo libro sarebbe insopportabile. Leggendo avevo veramente i brividi a pensare alla mia esperienza e a immaginarmi di doverla rivivere nel contesto descritto. Secondo me non si crea neanche questo clima di complicità tra pazienti, perchè c´è sempre uno che sta più male rispetto all´altro, spesso si fa gara a chi sta peggio, ed è impossibile sentirsi capiti da altri pazienti che stanno vivendo in quel momento la degenza, vivendola sicuramente differentemente da te, anche se gli interventi possono esser stati simili.Bo, forse reparti in cui son stata io erano diversi, in altri reparti è più normale trovare un clima da bar.
Insomma, riconosco che il libro ha poteziale, che può piacere e che si adatta a tante occasioni. Ma per me è stata un´angoscia leggerlo


Bea mi dispiace che per te non sia stata una lettura piacevole, credo che il tema trattato sia talmente delicato e presente nella vita umana che finisce per scatenare solo reazioni fortemente positive o fortemente negative, senza mezzi termini. Temevo di essere un po' una voce fuori dal coro dicendo di aver apprezzato il libro, perché riconosco che il mio punto di vista è quello opposto al protagonista, quindi reputo comunque più che normale la tua reazione. Da infermiera, però, posso dirti che in alcuni ambienti si può trovare un clima simile, è molto comune in realtà, proprio perché i pazienti si sentono soli, spaventati, e tendono a farsi forza reciprocamente, persino durante la degenza Covid ho visto diversi pazienti entrare in sintonia, molti addirittura scambiarsi i numeri di telefono con la promessa di rimanere in contatto. In sostanza, penso che alla fine sia una cosa molto soggettiva, ma penso anche che parte del lavoro dell'equipe medico sanitaria sia rendere la degenza un periodo meno traumatico possibile e mi dispiace che i miei colleghi ti abbiano delusa in questo.
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11/01/2022 07:48 #56872 da silviArki
Risposta da silviArki al topic Gennaio 2022 - La linea verticale
Rieccomi, dopo qualche giorno vorrei aggiungere qualcosa alla mia recensione sul libro del mese. Nel periodo intercorso dalla fine della lettura mi è capitato spesso di riandare con la mente ai suoi contenuti, ho letto gli altri pareri e mi è tornato vivido nella memoria un episodio di circa trent’anni fa. Ho pensato di raccontarlo. Mia mamma era stata ricoverata al reparto di neurochirurgia in seguito ad un intervento particolarmente invasivo alla schiena che l’aveva vista ricoverata per quasi un mese. Io ero all’inizio dell’adolescenza, quando uscivo da scuola prendevo il bus per andare a trovarla. Ricordo la prima volta che sono entrata nel reparto, era scritto “neurochirurgia” e pensavo che i ricoverati fossero persone operate per ernie o simili. Invece, molti avevano bendaggi alla testa, erano emaciati e, i più fortunati, si aggiravano con le loro “linee verticali” su ruote per il corridoio. Poi avrei scoperto che erano malati oncologici. Individuata la camera di mia mamma entrai, lei era nel letto letto centrale. Alla sua sinistra un’anziana signora, almeno per me lo era all’epoca, ed alla destra……Lucia o “mamma Lucia” come lei si faceva chiamare. L’immagine che ho di lei è associata ad un contrasto di colori: il candore della benda che le copriva la testa ed il rosso vivo del liquido che era all’interno dei tubetti che ne uscivano (poi li sentii definire drenaggi). Mi accolse con un sorriso, come se ci conoscessimo da sempre e disse a mia mamma “Maria Rosa è arrivata la tua bimba”. Giorno dopo giorno, entrando in quella triste e grigia stanza la scena era sempre la stessa: il mantra della signora anziana “aaah – aaaah -. Aaah” ed in netta contrapposizione il sorriso di Lucia. Due persone con lo stesso indelebile ed incurabile male che le accomunava ma che lo vivevano diversamente, almeno all’esterno. Come nel libro di Torre, ricordo le pazienti ma anche le loro famiglie così in contrapposizione come lo erano loro. Il marito della signora anziana sarebbe stato perfetto per farne un personaggio del libro, un uomo gretto e volgare che passava tutto il tempo a provarci con le infermiere o qualsiasi donna gli capitasse a tiro. Su quel letto d’ospedale era nata un’amicizia tra mia mamma e Lucia, due giovani donne che si erano trovate vicine come età, entrambe con un figlio adolescente, immobilizzate su un letto a causa di un’operazione. Si sono sentite telefonicamente anche fuori da quelle tristi mura, al riparo nelle loro case per qualche mese scambiandosi auguri ed aneddoti familiari fino al giorno in cui al telefono rispose una voce maschile……Lucia non poteva più parlare, “mamma Lucia” non c’era più. Torre racconta la sua prima esperienza con estrema ironia, descrive personaggi assurdi per distogliere l’attenzione dal dolore, dalla preoccupazione che sicuramente portava dentro di sé. Sono contenta di aver letto questo libro perché mi ha fornito un’occasione per pensare al passato, anche a situazioni e sentimenti che si vorrebbero reprimere e cancellare. Ma nella nostra vita, anche se per brevi attimi o periodi, vi entrano persone che lasciano un segno. Ancora adesso il suo sorriso di Lucia mi accompagna, la sua positività mi è tornata in mente quando tre anni fa nello stesso reparto e per lo stesso maledetto male c’è stata mia mamma. La linea verticale del titolo per me rappresenta la velocità con cui si passa dalla vita alla morte, dalla speranza alla disperazione, dal sorriso di Lucia al suo forzato silenzio.

"Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma"

(Cesare Pavese, Il mestiere di vivere)
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11/01/2022 13:28 #56878 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Gennaio 2022 - La linea verticale

elis_ post=56866 userid=6006
Bea mi dispiace che per te non sia stata una lettura piacevole, credo che il tema trattato sia talmente delicato e presente nella vita umana che finisce per scatenare solo reazioni fortemente positive o fortemente negative, senza mezzi termini. Temevo di essere un po' una voce fuori dal coro dicendo di aver apprezzato il libro, perché riconosco che il mio punto di vista è quello opposto al protagonista, quindi reputo comunque più che normale la tua reazione. Da infermiera, però, posso dirti che in alcuni ambienti si può trovare un clima simile, è molto comune in realtà, proprio perché i pazienti si sentono soli, spaventati, e tendono a farsi forza reciprocamente, persino durante la degenza Covid ho visto diversi pazienti entrare in sintonia, molti addirittura scambiarsi i numeri di telefono con la promessa di rimanere in contatto. In sostanza, penso che alla fine sia una cosa molto soggettiva, ma penso anche che parte del lavoro dell'equipe medico sanitaria sia rendere la degenza un periodo meno traumatico possibile e mi dispiace che i miei colleghi ti abbiano delusa in questo.

Ma non credo sia colpa di infermieri o medici, semplicemente nel mio caso o per come sono fatta io, se sto male voglio soltanto stare a casa mia, dove riesco a riposare molto di più (come dice anche Torre), voglio essere lasciata in pace e l´ultima cosa che voglio è che altri pazienti comincino ad attaccar bottone; anche le infermiere che venivano varie volte al giorno a chiedermi come stavo e se avevo bisogno di qualcosa mi infastidivano e basta. Per quello per come sono fatta io il microcosmo descritto da Torre sarebbe per me un incubo.

In ogni caso, per medici e infermieri quello è un lavoro, e per quanto possano esser bravi e cerchino di vedere nel loro lavoro anche l´aspetto umano, come fanno elis e giami, rimane per molti giustamente un lavoro; giustamente perchè non possono prendersi a cuore ogni paziente, con i suoi problemi e le sue insicurezze, avrebbero un carico psicologico tale da non permettergli di lavorare con la lucidità necessaria. Quindi è comprensibilissimo e necessario che sia così, ma sul paziente ciò ha come conseguenza il sentirsi ancora più solo e insicuro, non capito. Essere operata/seguita dai medici come son descritti da Torre, che pensano a Boudelaire, a rimorchiare, a fuggire il più velocemente possibile in ascensore per non essere bloccati con altre domande, fa venire uno sconforto e una negatività assurdi, vi invidio che abbiate letto di quelle pagine con un sorriso e non siate sprofondati nella rabbia e sconforto come me :-(. Quando i medici cercavano di tranquillizzarmi che quella non era una prigione, mi irritavo solo di più perchè loro dopo il turno tornavano alla loro vita e mi sembrava decidessero con superficialità che invece era meglio io rimanessi ancora là. Vabeh, scusami, probabilmente ho letto questo libro quando era ancora troppo presto per me e ho una visione troppo poco lucida della questione ;-).

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11/01/2022 14:18 #56880 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic Gennaio 2022 - La linea verticale
Io credo che la comicità in questo libro sia nell'estremizzazione delle vicissitudini. Rimarcare i comportamenti delle persone specialmente quelli più grotteschi rendono le situazioni spesso esilaranti, al limite del ridicolo, e così nei momenti peggiori si trova la voglia di sorridere. I personaggi descritti da Torre sono palesemente caricaturali, ma si ispirano a una realtà concreta. Nella vita si ride e si piange a volte anche contemporaneamente.Ti assicuro che molte delle cose che ho letto le ho vissute con rabbia a lavoro o come paziente ma da lettrice ho riso a crepapelle. Qui sta la bravura dell'autore, rendere semplice e accettabile ciò che non lo é. Ma chiaramente bisogna essere pronti Bea. Infatti il timore di chi si accingeva a questa lettura era proprio questo. Era anche il mio e infatti capisco ciò che dici.Poi le esperienze dolorose e come le metabolizziamo é un qualcosa di estremamente soggettivo ;)

“Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la
consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso.”

(Francesco Petrarca)
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11/01/2022 15:06 - 11/01/2022 15:08 #56882 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic Gennaio 2022 - La linea verticale
Il libro tocca molto la sensibilità individuale, quindi penso sia del tutto normale che possa suscitare emozioni molto contrastanti non solo a seconda della persona e delle esperienze, ma anche del periodo in cui si legge. Inoltre, penso che le esperienze "ospedaliere" siano molto variegate. Restando dal punto di vista del paziente, in alcuni casi il dolore è così intenso che essere divertiti o perfino accorgersi di altro è impossibile. In altri casi (visite, cure periodiche, ricoveri lunghi, attese di interventi ecc.) invece è più naturale "vivere" l'ambiente e il contesto circostante. Ed è a queste ultime ipotesi, secondo me, che si rivolge soprattutto il libro di Torre.

Riprendendo il tema dei rapporti tra pazienti e il commento di silviArki, volevo raccontare alcune esperienze personali, che mi sono venute alla mente leggendo il libro.
Per varie ragioni ho sperimentato diversi ricoveri e ricordo di aver avuto vari compagni. I ricordi, come accade in questi casi, trascorrono dal comico al tragico.
Una volta ero con un uomo abbastanza anziano cui la moglie portava più o meno ogni giorno cibo in grande quantità, essendo quello dell'ospedale (come spiega Torre) abbastanza orribile. Ricordo che entrambi erano molto gentili e me lo offrivano, anche se io non potevo mangiarlo.
Quando il tizio anziano fu dimesso arrivò un incubo! Un tizio di origini o almeno sembianze orientali che parlava con un accento romano pesantissimo (secondo me lui stesso non era in grado di distinguere l'italiano dal dialetto) e soprattutto faceva parte di un giro - credo illegale - di vendita di merce di qualsiasi genere. La gran parte del tempo passava con lui che tentava di vendermi qualsiasi tipo di oggetto - telefonini, scarpe, frigoriferi - e io che tentavo di leggere e ignorarlo.
Passando al tragico, mi è rimasta impressa la telefonata di un tizio, anche lui abbastanza anziano, che parlando con la moglie diceva qualcosa tipo "questa volta è davvero finita", immagino preconizzando la propria morte.
Infine, ma questo è proprio tragico (chi non vuole non legga ), non potrò mai dimenticare la seguente vicenda. Ero solo in una stanza e di notte fecero entrare un uomo anziano che respirava molto rumorosamente e non era in grado di parlare. Io non vedevo nulla, perché lo coprirono con una tenda. Alcuni parenti, credo i figli, parlarono coi medici con la voce già rotta dal pianto e ricordo che gli chiesero solo di farlo smettere di soffrire. Poco dopo - andati via i parenti - io sentii commenti molto scoraggianti dei medici. Gli diedero non so quale farmaco e il suo respiro divenne normale. Nel corso della notte morì. Vennero i parenti e ascoltai commuovendomi (un po' come Amed con Luigi, con la differenza che io non vedevo nulla, sentivo solamente) i loro pianti e singhiozzi. Insomma, ho assistito (credo da solo) alla morte di un uomo totalmente sconosciuto e al successivo cordoglio dei parenti, altrettanto sconosciuti.
Ultima Modifica 11/01/2022 15:08 da davpal3.
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11/01/2022 16:01 #56883 da elis_
Risposta da elis_ al topic Gennaio 2022 - La linea verticale

elis_ post=56866 userid=6006
Bea mi dispiace che per te non sia stata una lettura piacevole, credo che il tema trattato sia talmente delicato e presente nella vita umana che finisce per scatenare solo reazioni fortemente positive o fortemente negative, senza mezzi termini. Temevo di essere un po' una voce fuori dal coro dicendo di aver apprezzato il libro, perché riconosco che il mio punto di vista è quello opposto al protagonista, quindi reputo comunque più che normale la tua reazione. Da infermiera, però, posso dirti che in alcuni ambienti si può trovare un clima simile, è molto comune in realtà, proprio perché i pazienti si sentono soli, spaventati, e tendono a farsi forza reciprocamente, persino durante la degenza Covid ho visto diversi pazienti entrare in sintonia, molti addirittura scambiarsi i numeri di telefono con la promessa di rimanere in contatto. In sostanza, penso che alla fine sia una cosa molto soggettiva, ma penso anche che parte del lavoro dell'equipe medico sanitaria sia rendere la degenza un periodo meno traumatico possibile e mi dispiace che i miei colleghi ti abbiano delusa in questo.

Ma non credo sia colpa di infermieri o medici, semplicemente nel mio caso o per come sono fatta io, se sto male voglio soltanto stare a casa mia, dove riesco a riposare molto di più (come dice anche Torre), voglio essere lasciata in pace e l´ultima cosa che voglio è che altri pazienti comincino ad attaccar bottone; anche le infermiere che venivano varie volte al giorno a chiedermi come stavo e se avevo bisogno di qualcosa mi infastidivano e basta. Per quello per come sono fatta io il microcosmo descritto da Torre sarebbe per me un incubo.

In ogni caso, per medici e infermieri quello è un lavoro, e per quanto possano esser bravi e cerchino di vedere nel loro lavoro anche l´aspetto umano, come fanno elis e giami, rimane per molti giustamente un lavoro; giustamente perchè non possono prendersi a cuore ogni paziente, con i suoi problemi e le sue insicurezze, avrebbero un carico psicologico tale da non permettergli di lavorare con la lucidità necessaria. Quindi è comprensibilissimo e necessario che sia così, ma sul paziente ciò ha come conseguenza il sentirsi ancora più solo e insicuro, non capito. Essere operata/seguita dai medici come son descritti da Torre, che pensano a Boudelaire, a rimorchiare, a fuggire il più velocemente possibile in ascensore per non essere bloccati con altre domande, fa venire uno sconforto e una negatività assurdi, vi invidio che abbiate letto di quelle pagine con un sorriso e non siate sprofondati nella rabbia e sconforto come me :-(. Quando i medici cercavano di tranquillizzarmi che quella non era una prigione, mi irritavo solo di più perchè loro dopo il turno tornavano alla loro vita e mi sembrava decidessero con superficialità che invece era meglio io rimanessi ancora là. Vabeh, scusami, probabilmente ho letto questo libro quando era ancora troppo presto per me e ho una visione troppo poco lucida della questione ;-).


Capisco quello che dici e concordo con te, ripeto che secondo me quelle che descrivi tu sono sensazioni più che normali, giustamente in ospedale non si va mica in vacanza, ma ribadisco l'importanza del personale sanitario in questa situazione: non è tanto questione di prendere a cuore, quanto quella del rispetto per la persona e per la sua situazione. Non ho mai preso veramente "a cuore" nessuno dei miei pazienti, per una questione caratteriale dato che non sono un tipo molto espansivo, ma ho sempre cercato di dargli la miglior assistenza possibile e ciò vuol dire sforzarmi di fare chiacchiere da bar con la vecchietta di turno, se sapevo averne bisogno, e al tempo stesso lasciare spazio, silenzio e solitudine a chi aveva bisogno di questo, ma senza mai far mancare l'assistenza di base e ciò vuol dire anche "semplicemente" somministrare un antidolorifico per alleviare la sofferenza. Per me l'ospedale significa porto sicuro, magia e stupore, ma so bene che per chiunque ci entri da paziente è tutto il contrario e questo va rispettato, prima di ogni altra cosa. Concordo in pieno con quello che dice Giami, su un libro riesco a ridere di un'infermiera che dice "te pisto" ad un paziente o di un medico che evita le domande di un paziente, perché penso sia volutamente goliardico, seppur estremamente fedele alla realtà, nella realtà però, pur quanto possa essere inevitabile, credo che certe cose debbano rimanere "dietro le quinte" e quindi gli operatori devono sapersi comportare davanti ai pazienti. Come dicevo molti commenti fa, ho apprezzato che sia venuto fuori quest'aspetto degli operatori perché penso che sia giusto che i pazienti capiscano che anche noi siamo esseri umani, con i nostri limiti, perché talvolta alcune persone sono convinte che siamo automi su cui scaricare la rabbia o, peggio, camerieri al loro servizio, ma chiaramente a tutto c'è un limite e, come dicevo prima, non deve mai mancare il rispetto per la persona, in primis, e per la malattia.
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11/01/2022 16:50 - 11/01/2022 17:34 #56885 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic Gennaio 2022 - La linea verticale
Sicuramente il ruolo degli operatori sanitari influisce molto sia nel bene che nel male. Ma spesso non é sufficiente a rendere più semplice la situazione per il paziente.
Dobbiamo saperci adeguare a chi abbiamo difronte. Ci sono i pazienti che vogliono silenzio, quelli che vogliono essere ascoltati, quelli che vogliono sfogare la loro rabbia, quelli che vogliono essere trattati con mille attenzioni e quelli che odiano queste attenzioni perché non fanno altro che sottolineare la loro condizione. É più facile sbagliare che fare la cosa giusta. Il dolore é qualcosa che possiamo capire davvero solo quando ci siamo dentro.
Come dicevo in un mio post precedente ho provato sensazioni contrastanti passando da operatore a paziente. Ho vissuto la malattia in solitudine, tagliando fuori tutti, e non ho ricevuto di certo dagli operatori sanitari le attenzioni che in genere io rivolgo ai miei pazienti.
Da tecnico di radioterapia per me prendere i pazienti a cuore é stato inevitabile ma ho visto per chi era l'esatto opposto e serviva a sopravvivere. Io infatti non ho retto.
Purtroppo elis io non vedo nell'ospedale un posto di magia e stupore ma questo é ovviamente soggettivo. Per me é solo un riassunto della vita al di fuori dove la sofferenza però é posta al centro.
Per il resto sono d'accordo con te ;)

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Ultima Modifica 11/01/2022 17:34 da Giami23.
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11/01/2022 18:07 #56892 da pierbusa
Risposta da pierbusa al topic Gennaio 2022 - La linea verticale
Incredibilmente in concomitanza con la lettura del libro di Mattia Torre mi sono ammalato anch'io. Vi lascio immaginare visto il periodo pandemico di cosa si tratta e spero proprio sia una situazione momentanea e di uscirne al più presto.

Nei fumi della febbre ho ripensato molto a questo libro, forse arrivato al momento giusto. Magie della lettura...

(Su Anna Karenina) È un'opera d'arte perfetta, che arriva assai a proposito; un libro assolutamente diverso da ciò che si pubblica in Europa: la sua idea è completamente russa.Fëdor Dostoevskij
Tanti anni nel Club e nemmeno una medaglia!
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11/01/2022 18:18 #56893 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic Gennaio 2022 - La linea verticale
Mi spiace Pier! Noi del Club ti siamo vicini, forza!!!!

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Avatar di mulaky mulaky - 24/08/2025 - 14:02

Votate la foto più bella per Scatti del mese di Agosto? Tema: La pietra di Luna! Venghino siori

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Avatar di Marigió Marigió - 08/08/2025 - 00:43

Palermo a Settembre?

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Qualcuno vorrebbe leggere il romanzo "Lady Macbeth" di Isabelle Schuller? :D

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Ciao Yuman, ho visto che hai già scritto nella sezione del gruppo di Torino. Speriamo di vederti anche sul forum ;)

Avatar di Yuman4 Yuman4 - 15/07/2025 - 22:02

Buonasera, mi sono appena trasferito a Torino. Mi piacerebbe partecipare. Dove e a che ora si tiene l’appuntamento di luglio/agosto e che libro verrà discusso. Grazie

Avatar di mulaky mulaky - 13/07/2025 - 17:10

Ciao Ludofrog, per contattare il gruppo di Lecce, scrivi in questo TOPIC

Avatar di ludofrog95 ludofrog95 - 13/07/2025 - 15:06

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