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Terminato anche io, ci ho messo un po´ perchè di solito leggo molto prima di andare a dormire, e questo libro era decisamente poco adatto.
Seppur abbia apprezzato anche io molti aspetti che avete menzionato e, anzi, pur essendo riuscita ad apprezzarne altri proprio per i vostri commenti più che per come sono trattati nel libro in sè, purtroppo mi devo discostare un po´ dall´entusiasmo generale. Non tanto per il libro, credo anche io che Mattia Torre sia riuscito nell´intento, quanto per come percepisco io il messaggio che ne passa, confermato dai vostri commenti. Per me l´ambiente ospedaliero non deve essere tragicomico, descriverlo con ironia e personaggi caricaturali fa passare quell´ambiente come un posto in cui purtroppo si deve stare e quindi tanto vale cercare di vedere il lato positivo e farsi una risata. Le mie esperienze di degenza sono state traumatiche, e una volta ho avuto per quasi tutto il tempo la stanza solo per me, solo l´idea di avere intorno a me in un momento simile persone come Peppe, Marcello, il prete, Amed, e via dicendo mi avrebbe fatto avere ulteriori crisi isteriche. È anche vero che ci sono molte persone che preferiscono stare in ospedale, perchè ipocondriache o desiderose di attenzioni o anche perchè la vedono quasi come una vacanza (e Torre descrive bene la varietà della tipologia di pazienti). Personalmente, penso che uno sta in ospedale solo se deve, e con "deve" è implicito uno stato di sofferenza tale che vivere una quotidianità come descritta in questo libro sarebbe insopportabile. Leggendo avevo veramente i brividi a pensare alla mia esperienza e a immaginarmi di doverla rivivere nel contesto descritto. Secondo me non si crea neanche questo clima di complicità tra pazienti, perchè c´è sempre uno che sta più male rispetto all´altro, spesso si fa gara a chi sta peggio, ed è impossibile sentirsi capiti da altri pazienti che stanno vivendo in quel momento la degenza, vivendola sicuramente differentemente da te, anche se gli interventi possono esser stati simili.Bo, forse reparti in cui son stata io erano diversi, in altri reparti è più normale trovare un clima da bar.
Insomma, riconosco che il libro ha poteziale, che può piacere e che si adatta a tante occasioni. Ma per me è stata un´angoscia leggerlo
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Ma non credo sia colpa di infermieri o medici, semplicemente nel mio caso o per come sono fatta io, se sto male voglio soltanto stare a casa mia, dove riesco a riposare molto di più (come dice anche Torre), voglio essere lasciata in pace e l´ultima cosa che voglio è che altri pazienti comincino ad attaccar bottone; anche le infermiere che venivano varie volte al giorno a chiedermi come stavo e se avevo bisogno di qualcosa mi infastidivano e basta. Per quello per come sono fatta io il microcosmo descritto da Torre sarebbe per me un incubo.elis_ post=56866 userid=6006
Bea mi dispiace che per te non sia stata una lettura piacevole, credo che il tema trattato sia talmente delicato e presente nella vita umana che finisce per scatenare solo reazioni fortemente positive o fortemente negative, senza mezzi termini. Temevo di essere un po' una voce fuori dal coro dicendo di aver apprezzato il libro, perché riconosco che il mio punto di vista è quello opposto al protagonista, quindi reputo comunque più che normale la tua reazione. Da infermiera, però, posso dirti che in alcuni ambienti si può trovare un clima simile, è molto comune in realtà, proprio perché i pazienti si sentono soli, spaventati, e tendono a farsi forza reciprocamente, persino durante la degenza Covid ho visto diversi pazienti entrare in sintonia, molti addirittura scambiarsi i numeri di telefono con la promessa di rimanere in contatto. In sostanza, penso che alla fine sia una cosa molto soggettiva, ma penso anche che parte del lavoro dell'equipe medico sanitaria sia rendere la degenza un periodo meno traumatico possibile e mi dispiace che i miei colleghi ti abbiano delusa in questo.
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Ma non credo sia colpa di infermieri o medici, semplicemente nel mio caso o per come sono fatta io, se sto male voglio soltanto stare a casa mia, dove riesco a riposare molto di più (come dice anche Torre), voglio essere lasciata in pace e l´ultima cosa che voglio è che altri pazienti comincino ad attaccar bottone; anche le infermiere che venivano varie volte al giorno a chiedermi come stavo e se avevo bisogno di qualcosa mi infastidivano e basta. Per quello per come sono fatta io il microcosmo descritto da Torre sarebbe per me un incubo.elis_ post=56866 userid=6006
Bea mi dispiace che per te non sia stata una lettura piacevole, credo che il tema trattato sia talmente delicato e presente nella vita umana che finisce per scatenare solo reazioni fortemente positive o fortemente negative, senza mezzi termini. Temevo di essere un po' una voce fuori dal coro dicendo di aver apprezzato il libro, perché riconosco che il mio punto di vista è quello opposto al protagonista, quindi reputo comunque più che normale la tua reazione. Da infermiera, però, posso dirti che in alcuni ambienti si può trovare un clima simile, è molto comune in realtà, proprio perché i pazienti si sentono soli, spaventati, e tendono a farsi forza reciprocamente, persino durante la degenza Covid ho visto diversi pazienti entrare in sintonia, molti addirittura scambiarsi i numeri di telefono con la promessa di rimanere in contatto. In sostanza, penso che alla fine sia una cosa molto soggettiva, ma penso anche che parte del lavoro dell'equipe medico sanitaria sia rendere la degenza un periodo meno traumatico possibile e mi dispiace che i miei colleghi ti abbiano delusa in questo.
In ogni caso, per medici e infermieri quello è un lavoro, e per quanto possano esser bravi e cerchino di vedere nel loro lavoro anche l´aspetto umano, come fanno elis e giami, rimane per molti giustamente un lavoro; giustamente perchè non possono prendersi a cuore ogni paziente, con i suoi problemi e le sue insicurezze, avrebbero un carico psicologico tale da non permettergli di lavorare con la lucidità necessaria. Quindi è comprensibilissimo e necessario che sia così, ma sul paziente ciò ha come conseguenza il sentirsi ancora più solo e insicuro, non capito. Essere operata/seguita dai medici come son descritti da Torre, che pensano a Boudelaire, a rimorchiare, a fuggire il più velocemente possibile in ascensore per non essere bloccati con altre domande, fa venire uno sconforto e una negatività assurdi, vi invidio che abbiate letto di quelle pagine con un sorriso e non siate sprofondati nella rabbia e sconforto come me. Quando i medici cercavano di tranquillizzarmi che quella non era una prigione, mi irritavo solo di più perchè loro dopo il turno tornavano alla loro vita e mi sembrava decidessero con superficialità che invece era meglio io rimanessi ancora là. Vabeh, scusami, probabilmente ho letto questo libro quando era ancora troppo presto per me e ho una visione troppo poco lucida della questione
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Votate la foto più bella per Scatti del mese di Agosto? Tema: La pietra di Luna! Venghino siori
Avete votato per il libro del mese di Settembre? Avete tempo fino al 16, vi aspetto qui!
Palermo a Settembre?
Non tutti insieme è... buahahahah!
Qualcuno vorrebbe leggere il romanzo "Lady Macbeth" di Isabelle Schuller?
Ciao Yuman, ho visto che hai già scritto nella sezione del gruppo di Torino. Speriamo di vederti anche sul forum
Buonasera, mi sono appena trasferito a Torino. Mi piacerebbe partecipare. Dove e a che ora si tiene l’appuntamento di luglio/agosto e che libro verrà discusso. Grazie
Ciao Ludofrog, per contattare il gruppo di Lecce, scrivi in questo TOPIC
Ciao a tutti! Chi posso contattare per avere delle info sui prossimi incontri dei Pasticciotti Letterari? Grazie ✨
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