Ho finito in due giorni questo piccolo romanzo ispirato ad una storia vera come riportato in appendice e sono rimasta piacevolmente colpita dallo stile raffinato, preciso con un forte rigore espressivo nonché dalla profonda investigazione psicologica.Come già sottolineato da Marcoati si ritrovano nel libro molte caratteristiche della narrativa coeva allo scrittore e procedendo nella lettura mi sono venuti spontanei certi collegamenti.
Per quanto riguarda l'incomunicabilità fra Therese e il marito , praticamente due mondi agli antipodi per tanti aspetti ,mi hanno ricordato Madame Bovary e Charles anche se siamo a metà dell' Ottocento e le personalità sono diverse.Mauriac,essendo cattolico ha il coraggio di mettere in discussione l' istituzione " famiglia" che all'apparenza ,di fronte ai conoscenti deve mostrarsi integra e forte ,ma nella realtà si è trasformata in un carcere dove soprattutto Therese, una donna viva,libera,con una interiorità ingombrante,piena di debolezze e contraddizioni, si sente sola e soffocare.Cio' mi ha fatto pensare a Pirandello che definiva " la famiglia come una trappola" dove scontri ,incomprensioni, ipocrisie, odi e menzogne imprigionano l' uomo .
Ho trovato ben descritto il paesaggio della profonda provincia francese, le lande rimboschite con i pini dove si andava a caccia,tutto l' ambiente è in sintonia con la solitudine e la desolazione che alberga nell'intimo di Therese,personaggio davvero complesso che si rivela a poco a poco con cui non sono riuscita ad immedesimarmi,troppo enigmatica e controversa che si dimentica di essere mamma e si cura solo dei suoi pensieri.
Certo è anche colta ,intelligente, raffinata, lettrice, ma annoiata, solitaria e di fronte a tutto questo marasma interiore alla fine ho provato tanta angoscia e compassione.
Ti ringrazio tanto Vincenzo di aver proposto questo breve ma intenso romanzo!
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