Margarethe post=58423 userid=5087
è chiaro che autori o autrici di scarsa sensibilità falliranno nel descrivere l'interiorità dei loro personaggi, però non credo che essere grande scrittore sia garanzia di una rappresentazione corretta della donna. Ricordo ad esempio come abbiamo storto il naso leggendo I Miserabili. Ogni scrittore è influenzato dal proprio tempo e in effetti anche i più grandi illuminati e avanti secondo il proprio tempo hanno scritto cose maschiliste o hanno fallito nella descrizione della donna. Secondo me vale la pena di discuterne qui, se qualcuno è interessato, alla fine concerne sempre il romanzo che stiamo leggendo ed è una riflessione un po' più approfondita rispetto alla discussione sulle azioni e le scelte di Thérèse.
Mi riferisco a romanzi scritti da autori o da autrici che hanno per protagoniste delle donne. Nel momento in cui autori come Tolstoj, Flaubert o Zola (non dimentichiamo
Teresa Raquin, libro meraviglioso e per certi aspetti avvicinabile a
Thérèse Desqueyroux), ma anche Austen
e Woolf, solo per citarne alcuni, decidono di sviscerare una figura femminile non ho dubbi che la loro sensibilità ci presenterà una donna nella complessità delle sue emozioni, a prescindere se l'autore sia uomo o donna.
I miserabili di Hugo è un'altra storia, l'intento dell'autore non era parlarci di una figura femminile e in quel romanzo riporta il pensiero di un'epoca sulle donne.
In Thérése, Mauriac è bravissimo a descrivere i dialoghi interiori della protagonista, i suoi pensieri più reconditi, penso ai rapporti carnali con Bernard, ma allo stesso tempo riproduce il pensiero di un'epoca sulle donne e su come venivano considerate. Sono assolutamente pro alle figure femminili descritte da scrittori uomini, per la mia esperienza di lettrice posso dire che forse le descrizioni più autentiche di noi donne le ho lette da scrittori e non da scrittrici, che a volte per me si fanno prendere la mano da una scrittura un po' troppo romantica. A questo proposito ricordo la grande Natalia Ginzburg la quale diceva di voler scrivere come un uomo, di voler essere uno scrittore e non una scrittrice.