Ho finito il libro ieri, e devo dire che mi ha lasciato un'impressione molto strana, sospesa. L'ho apprezzato, così come ho molto apprezzato lo scrivere di Mauriac, ma Thérèse lascia dietro di sé davvero tanta inquietudine.
Volevo commentare un paio di cose sul suo personaggio prendendo spunto dall'ultimo intervento di marcoatl (Marco, giusto?)
Dai dialoghi rivissuti vividamente nella sua mente, il marito Bernard traspare come un presenza fisica invadente, come una “caricatura” di cui Thérèse non vuole approfondire la conoscenza compiaciuto, com’è, nel voler soltanto soddisfare le aspettative della sua famiglia.
Se non sbaglio Thérèse a un certo punto lo dice proprio, se ne rende conto che sta facendo di lui una caricatura, che forse sotto ci può essere di più, inoltre non ha per lui solo parole di disprezzo, Bernard sembra intelligente a sua volta, anche se forse ha deciso di dirigere quell'intelligenza solo lungo i binari tracciati dalla famiglia. Andando avanti con la lettura non posso dire di non avere trovato anche lui una figura abbastanza misteriosa: non è monodimensionale, ma non lascia davvero trasparire niente al di là delle regole del vivere "come si deve" e nel ruolo del capofamiglia che fa "quello che deve essere fatto". Diciamo che sotto la caricatura, però, qualcosa palpita... e ci dice qualcosa su come vivere così legati all'apparenza, al gioco dei ruoli, consumi tutti. Sono tutti schiavi degli eventi, nessuno riesce ad arrivare alla "soluzione del caso" (perché Thérèse ha fatto quello che ha fatto), perché in realtà nessuno indaga... nessuno prova a spiegarselo, si affrettano solo a prenderne le distanze. Così, l'oscuro resta nell'ombra, e si ingigantisce...
In questi capitoli, Thérèse sembra trasformarsi sempre più in un’abile manipolatrice dei destini delle persone che le orbitano attorno, mentre non ha ancora un’idea chiara di come poter soddisfare quel desiderio di libertà che l’incontro con Jean, appartenente come si autoproclama all’élite di “coloro che vivono”, rende ancora più intenso.
Mi ha molto incuriosita lo scambio con Jean, di nuovo Thérèse è inquieta, scorge la possibilità di qualcosa "di più" ma non sa bene come muoversi, è bloccata, e questo nuovo personaggio non è di certo un salvatore. Apprezzo che Thérèse non abbia improvvise rivelazioni né epifanie, grazie a questo incontro... è più un tarlo, perché anche se dentro di lei sono nate nuove consapevolezze e desideri, questo non significa automaticamente che ora è in grado di fare cose nuove. E infatti mi sembra sempre di più intrappolata, solo più consapevole di esserlo, e perciò ancora più sofferente. Mi sembra completamente impotente e senza una risorsa al mondo.... perciò, forse, sarà spinta inconsciamente verso il delitto: è una soluzione infantile, a modo suo (del tipo: lui mi fa stare male, se sparisce poi starò bene), ma non ne vede altre, non ha maturato altro. Non le è stato permesso, e pur essendo molto intelligente non era del tutto lucida sulla sua posizione e su tutte le sue implicazioni. Altrimenti non si sarebbe sentita così "tradita" dal mondo, come le succede dopo il matrimonio, in cui incattivisce sempre di più.