Eccoci qui con il libro del mese di Agosto, il nostro Cirano
Al momento io ho letto solo introduzione e prima scena perché... perché l'edizione che ho io, la Newton & Compton, è in prosa e in tutta l'introduzione si spiega il perché di questa a scelta.
In pratica in Italia ci sono due traduzioni: la classica è quella in rima, più o meno come l'ha voluta Rostand (con qualche aggiustamento), ed è a cura di Mario Giobbe; poi c'è quella in prosa fatta da Franco Cuomo, su richiesta di non ricordo chi, che ha svecchiato il linguaggio datato dell'opera e l'ha reso più fruibile alla contemporaneità (sua). Entrambe le traduzioni hanno avuto molto successo, ma c'è una differenza di resa perché la prosa regala un Cirano più drammatico mentre la rima più romantico. Nella prosa, inoltre, Cuomo cambia leggermente il finale perché viene fatta una omissione di una famosa frase perché... non ci stava bene... ecco, questa cosa mi ha lasciato un po' perplessa perché si apre il grande e infinito capitolo su cosa un traduttore potrebbe o non potrebbe fare con un'opera altrui.
Comunque, credo che tutte le traduzioni più quotate prendano come riferimento Giobbe (Bur e Mondadori sicuramente), la Feltrinelli ha un altro traduttore ma non ho capito se è in rima o in prosa, la Newton ha scelto la prosa quindi Cuomo.
Ho provato a leggere lo scritto di Magrelli nell'edizione Mondadori per avere un secondo parere ma è impossibile, mi ha indisposto e volevo cavarmi gli occhi, per cui attendiamo il parere di qualcuno che ha più pazienza di me con gli autori e critici italiani
Vi posso, però, riassuntare la
genesi dell'opera. In pratica l'attore Coquelin (una stella seppur giovanissimo) commissionò a Rostand un'opera originale ed esclusiva perché si era distaccato dalla sua compagnia teatrale e voleva procedere da solo. Rostand allora decide di scrivere di un grosso personaggio della storia francese, che si muove tra politica, letteratura e teatro: Savinien de Cyrano (che aggiungerà "de Bergerac" in seguito, il nome deriva da una vecchia ex proprietà del padre). Il Cirano di Rostand ricalca molto del vero Cyrano, entrambi faranno parte delle Guardie, combattimenti, indole, ecc. Savinien si dà alla bella vita e scialacqua il patrimonio ereditato dal padre in breve tempo, scrive opere ritenute eretiche (tra cui
L'altro mondo o Storia comica degli Stati e Imperi della luna che trovo nella mia edizione Newton e che pare sia importante dal leggere per capire questo personaggione). Non aggiungo altro perché tanto sono sicura che in qualunque edizione ci saranno introduzioni in cui viene spiegato tutto.
L'opera si apre con la
dedica di Rostand che personalmente ho trovato molto bella nella sua semplicità. L'autore avrebbe voluto dedicare l'opera al vero Cirano (anche e soprattutto per riportarne in auge la figura nel panorama francese), ma alla fine decide di dedicarlo a Coquelin, l'attore, perché l'anima del vero Cirano era passata in lui che lo rappresentava a teatro.
ATTO I, SCENA I
Non è una scena eclatante però Rostand ci va perfettamente capire come era (o doveva essere) una rappresentazione teatrale nel '600. Fa parlare moltissimi personaggi, di varia estrazione sociale, dai marchesi ai ladri. La differenza che ho notato confrontando Newton-Mondadori è la descrizione del Palazzo Borgogna, del capannone adibito a teatro: nella prosa c'è l'essenziale, 3 righe per far capire cosa fosse e a che servisse, mentre nella traduzione classica di Giobbe viene descritto ogni cosa... il resto del testo è uguale, qualche scelta linguistica leggermente diversa ma molto molto simile.
La scena si conclude con l'ingresso in sala di Cristiano, ovvero uno dei tre protagonisti di questo triangolo amoroso.