Ciao a tutti! Entro in questo topic a distanza di tempo, ma tra domenica e lunedì sono entrata anche io nel vortice di "Orgoglio e pregiudizio" e ci tenevo a condividere la mia opinione! Intanto, sono una di quelle che è rimasta incollata: l'ho letto tutto in meno di un giorno e non so come ho fatto.
L'ho trovato delizioso, una lettura appassionante e divertente. Come già ho detto altrove ho letto per primo "Persuasione" di Jane Austen ma lì il tono è molto diverso, anche se l'intelligenza e lo spirito di osservazione dell'autrice restano immutati. "Orgoglio e pregiudizio" invece è travolgente, intrattiene con grande allegria, anche nei momenti di tensione. Ne sono rimasta conquistata!
In questo topic molto si è detto, vi ho letto e non saprei cosa aggiungere, però intanto due considerazioni. Intanto, sono d'accordo sul fatto che andrebbe universalmente biasimata la definizione "romanzo rosa" per quello che è, a conti fatti, un romanzo di costume in cui si fotografa la società del tempo, anche se in un contesto dai limiti ben definiti, cioè quello domestico e delle relazioni umane più prossime: familiari, di amicizie, di vicinato (che poi è una fetta importante della nostra vita, quindi non lo giudicherei affatto secondario). La satira sociale c'è, anche se non è mai grave, ma con un mirato uso dell'ironia Austen non manca mai di rendere bene evidente il bersaglio di turno.
Poi è chiaro che i sentimenti hanno un ruolo preminente nel romanzo, ma tutti i generi di sentimenti: tenerezza, affetto filiale, tra sorelle, simpatia e antipatia, insofferenza, orgoglio... e poi emozioni molto basilari, ma ritratte alla perfezione: gioia, tristezza, rabbia, vergogna, sorpresa... è il nostro alfabeto di base. Non direi che tutto gira intorno alla storia d'amore, anzi. La stessa storia d'amore è un giusto mix tra emozione (l'attrazione di Darcy per Elisabeth, descritta in maniera fine ma inequivocabile), sentimento (antipatia prima, stima e tenerezza dopo) e considerazioni pragmatiche (e per forza: se con uno/a devi poi passarci la vita, un po' di considerazioni pratiche le devi fare, dato che diventerà la tua quotidianità!).
E niente, la seconda considerazione era questa, cioè che del sentimento si fa comunque buon uso e non mi sembra che il tutto sia troppo romanticizzato. Fa anche piacere per una volta l'assenza di drammi. Intendiamoci: la vicenda di Lydia è il momento più drammatico, per le ripercussioni che potrebbe avere la famiglia Bennett, ma l'unica che ne fa un dramma è Mrs Bennett (e non penso che sia un caso). Gli altri personaggi sono afflitti, preoccupati, ma lo trattano come un problema da risolvere: si muovono, agiscono. In questo senso dico che non c'è "gusto per il dramma", come talvolta si trova invece nei proverbiali romanzi rosa, in cui il dramma viene montato spesso su equivoci o sciocchezze assolute, giusto per il gusto di generare ostacoli che in realtà sono facilmente risolvibili.
Forse l'eredità che "Orgoglio e pregiudizio" ha lasciato ai romanzi rosa è il trope della protagonista di condizione sociale inferiore che risponde per le rime al protagonista di condizione sociale superiore, che si trova spiazzato ed è costretto a rivedere alcune delle sue posizioni. La butto lì senza alcuna prova, è solo un'idea... perché di storie dove lei è in condizioni sociali inferiori rispetto a lui è piena la letteratura, è più strano il contrario (sindrome di Cenerentola, riscattata dal principe). Ma forse qui è la prima volta che la "Cenerentola" in questione non è troppo intimidita né deferente.
Riguardo il personaggio di Mr Bennett, che ha suscitato un po' di riflessioni, io penso sia una figura un po' ambivalente. Nella mia scala tra simpatia e antipatia pende decisamente verso la simpatia, perché ha molte qualità che apprezzo: è intelligente, ha uno spassoso senso dell'umorismo, ha considerazione per le figlie (quelle che la meritano) e l'atteggiamento un po'
laissez faire nella maggior parte dei casi aiuta a non tirar su un dramma per ogni cosa (in questo bilancia la moglie, se no sai che ansia). Direi che è un modello antitetico rispetto al classico padre-padrone. Però ha anche un lato ombroso, ben spiegato dal brano che ha riportato Giorgia: il suo "lasciar perdere" gli si è a un certo punto ritorto contro.
A me sembra un uomo che si è sistemato al meglio nella sua situazione e ci vive intelligentemente, ma non ha del tutto rielaborato la propria delusione. E questo si vede quando infierisce inutilmente con battute sarcastiche o ciniche, fa preferenze, o si isola. Lo trovo un grande personaggio, molto umano e tutto sommato positivo, ma anche protagonista di una "cautionary tale", come si direbbe.

Il suo personaggio mi rammenta che cosa potrebbe succedere, a lungo andare, a una persona insoddisfatta delle proprie scelte, e anche che il rancore può continuare a covare sotto la cenere e trovare delle vie d'uscita inconsce... e quelle sono subdole.