ha scritto:

Mi avete incuriosito con questo libro. Vi raggiungo a breve.

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Che bello, benvenuto!

Questo tema è veramente curioso e bello. Ho letto qualche commento qua e la di qualche topic, e mi incuriosisce davvero molto. Magari, se non è troppo tardi, mi organizzo e vi raggiungo anch’io. 
E' un bel tema, visto che ai giorni d'oggi viaggiare si sta redendo difficile, grazie a questi libri almeno hai immaginazione e puoi viaggiare con la mente.

Sara non è mai troppo tardi! Se vuoi scegli uno dei libri passati e riprendi la discussione, seguici con quello attuale, oppure qui trovi tutto il programma per i prossimi mesi   l'idea di Guido era proprio questa: viaggiare almeno con i libri in un periodo in cui i viaggi sono problematici

Se vuoi scegli uno dei libri passati e riprendi la discussione, seguici con quello attuale, oppure qui trovi tutto il programma per i prossimi mesi 

 

Grazie Greta! Allora ora controllo il programma e mi organizzo

Io ho raggiunto circa il 30% della lettura e come stile devo dire che lo trovo abbastanza simile a Rumiz ma senza quegli aspetti del carattere di Rumiz che non mi piacevano.
Naturalmente l'approccio è giornalistico. Fondamentalmente è un reportage ma di fatto non mi aspettavo niente di diverso dato che lo scrittore si era recato in Africa proprio per quello. E documenta gli anni in cui colpi di stato e ribellioni interne all'Africa permettono ad alcuni dei suo stati di ottenere l'indipendenza dai paesi Europei loro colonizzatori.
Mi è piaciuta molto la dissertazione sul "tempo" e su come noi europei, insieme ai nord americani, lo percepiamo in maniera assolutamente diversa rispetto ai sud americani e agli africani.
L'autore fa un esempio raccontando di quando gli africani salgono sull'autobus e si mettono in attesa che questo parta. Non c'è un orario preciso a cui partirà e non si avvelenano come noi se l'autobus sta fermo per ore o parte in ritardo.
La vita non è influenzata dal tempo e tutto avviene con estrema calma. Nei miei viaggi notai questa cosa a Cuba. Ricordo che i cubani ci facevano anche il segno con le mani, come per indicarci di stare calmi. Noi siamo pianificatori, ci piace occupare l'intera giornata stabilendo quando fare le varie attività che ci siamo messi in testa di fare un certo giorno ad esempio. Laggiù questo concetto non vale. Vuoi per l'ambiente avverso, vuoi per la temperatura ma anche per la cultura diversa. Io ricordo che la vivevo malissimo perché smaniavo per vedere più cose

Nei miei viaggi notai questa cosa a Cuba. Ricordo che i cubani ci facevano anche il segno con le mani, come per indicarci di stare calmi. Noi siamo pianificatori, ci piace occupare l'intera giornata stabilendo quando fare le varie attività che ci siamo messi in testa di fare un certo giorno ad esempio. Laggiù questo concetto non vale. Vuoi per l'ambiente avverso, vuoi per la temperatura ma anche per la cultura diversa. Io ricordo che la vivevo malissimo perché smaniavo per vedere più cose

Io ho un cugino cubano! Mi ha raccontato esattamente ciò che hai detto tu! Io ad esempio sono una persona che passa a pianificare le sue giornate nei minimi dettagli, invece mio cugino ha questa tendenza di prendere la giornata così com’è senza pensare a cosa dover fare dopo. Io solo a vederlo impazzisco  , anche perché io almeno devo sapere già a cosa vado incontro il giorno dopo, sennò vivrei con l'ansia di non riuscire a fare tutto ciò che devo fare.

Va beh! La cosa del tempo sembra anche divertene ma non lo è
 È un segnale che li non c'è nulla da fare, neppure andare in cerca di cibo perché non c'è ne è. Quindi il tempo deve solo passare inutilmente. 
Sono già  al 60 % del libro. Bellissimo se si considera il lato conoscitivo che ci viEnea aperto dalla testimonianza dell'autore. Terrificante pensare quello che vi succede. Una carneficina giornaliera, si nasce e si muore senza differenza. Il solo pensiero mi crea una angoscia enorme. D"ora in poi donerà sempre qualche euro a un nero che me lo chiede. Da ora in poi capirò ed accetterà i barconi. I psrchrggiautori abusivi fuori dagli ospedali e fuori dai supermarket. Per gli Africani in patria non c'è nessuna speranza.

ha scritto:

Va beh! La cosa del tempo sembra anche divertene ma non lo è
 È un segnale che li non c'è nulla da fare, neppure andare in cerca di cibo perché non c'è ne è. Quindi il tempo deve solo passare inutilmente. 

Io non credo che sia così, continenti interi che non hanno nulla da fare? Inoltre non è nemmeno solo nel sud del mondo, ma anche in posti molto freddi, vedi alcuni racconti di Rumiz. Penso che l'ambiente meno addomesticato porti a vivere una vita più in sincronia con i tempi della natura. Noi se non riusciamo a lavorare per il caldo accendiamo il condizionatore e continuiamo a testa bassa, in altri paesi sanno che ogni stagione ha i suoi tempi e li sanno accettare.

Ho appena finito di leggere i capitoli sull'Uganda, in quello intitolato "imboscata" l'autore racconta dei bambini soldati , scrive i loro nomi e la loro età .Terrificante 
Anche per me  come per Graziella ė cambiato il punto di vista nei confronti delle persone di origine africana . Stamattina mi sono imbattuta in due ragazzi di colore che erano in coda alla cassa del supermercato  dopo di me, avrei chiesto loro da quale paese arrivano , a quale clan appartengono . Non vengono semplicemente dall'Africa ..."a parte la sua denominazione geografica l'Africa non esiste" Ed ė così . Ho un conoscente nigeriano oramai da anni in Italia la prossima volta che lo vedo scatta l'interrogatorio

Margareta, scusa se mi permetto, ma qui non di tratta di ritmi di vita, ma ripeto di uomini che vivono in modo disperato.
Un continente proprio così. Togli la Costa d'avorio e alcune altre zone ad Ovest. Io ho avuto a casa mia una badante per 6 mesi. Ti assicuro che anche li non se la passano molto bene. Tutto quello che il Polacco ci racconta è vero. Parla di Tanzania, Senegal, Mozambico, Gana, e altri stati dell'interno. Neri che si massacrano per il potere eaffamano gli altri. Il cibo che viene portato dall'Europa e America con aerei, viene rubato subito da bande. L'Africa non è il continente dei film e dei romanzi. 
La Costa d'avorio e il massimondo produttore di cacao. Janette, la mia badante ha mangiato  il.cioccolato in Italia perché a casa sua costava troppo. I grani di cioccolato venivano venduti tutti all' estero per comprare armi per sedare la rivolta degli studenti. Gli elefanti in Costa d'avorio non ci sono più perché sono stati fatti fuori per le zanne. Le foreste dichiarate parchi nazionali sono state disboscate  per seminare il cacao. Sui sacchi di cacao che vanno all'estero c'è scritto che quei semi non provengono da piantagioni di foreste disboscate e che non è stata impiegata mano d'opera infantile. Niente di vero. Nelle piantagioni lavorano bambini di 8 anni. L'Africa è un continente in sfacelo. Altro che ritmi più consoni alla natura. E di quale natura stiamo parlando. Insomma io sono al 76 % del libro e non ho ancora trovato nulla di vita decente.