Sono arrivata a circa metà del libro. Ho aspettato a commentare perchè speravo che la storia decollasse, ma la verità è che per ora non mi sta prendendo molto

Ovviamente è normale che, volendo Orwell descrivere un mondo così particolare e regolato da logiche a noi del tutto sconosciute, la prima parte della narrazione sia stata del tutto dedicata alla rappresentazione della realtà in cui il libro è ambientato. Sicuramente una nota caratterizzante del romanzo è l'ansia che riesce a mettere sin dalla primissima pagina: ha creato in me quella stessa sensazione di claustrofobia provata leggendo "Il racconto dell'ancella". La claustrofobia è data dal fatto che è impossibile sfuggire al controllo del Partito: quando non si è controllati dai "teleschermi" si è sotto l'occhio vigile degli altri cittadini che sono spinti a denunciare i comportamenti poco ortodossi o anche semplicemente sospetti per non compiere a loro volta uno "psicoreato". Le relazioni personali sono strettamente controllate, il sesso ha come scopo esclusivo la riproduzione e anzi viene costantemente svilito e inteso come qualcosa da disprezzare, le gioie della vita sono bandite. Tutte le energie devono essere convogliate nel sostenere e lavorare per il Partito, chi si oppone viene ucciso. Viene ucciso anche chi, pur essendo pienamente ortodosso, è giudicato troppo intelligente.
Quello che per ora mi ha colpito di più è l'idea di poter cancellare il passato e riscriverlo da capo a proprio piacimento. Gli abitanti di Pista 1 sembrano, a parte rari casi, non accorgersi di quello che succede o dei cambiamenti repentini di versione. Ovviamente 1984 è stato scritto in un'epoca in cui l'avvento di internet non era neppure lontanamente ipotizzabile. Oggi sarebbe possibile cancellare il passato? Probabilmente no, anche se la libertà di informazione assoluta di cui godiamo oggi ha creato un effetto opposto ma non così dissimile dalla "cancellazione" della verità: non esistendo un'unica fonte affidabile di informazione ognuno può manipolare l'informazione e i dati a proprio piacimento, per portare l'acqua al proprio mulino. La narrazione della realtà è infatti diventata una componente fondamentale del successo politico (e questo è abbastanza inquietante).
Parlando invece di controllo sociale ovviamente mi è venuta in mente la Cina e sono andata a leggermi un po' di cosa su come funziona oggi il controllo dei cittadini: lascio il link ad un pio di articoli abbastanza recenti che ho trovato interessanti:
www.ilpost.it/2018/11/25/punteggio-cittadini-pechino/
www.repubblica.it/tecnologia/sicurezza/2...camminano-211031967/
Sicuramente il controllo con sistemi di sorveglianza è efficace da un punto di vista della sicurezza, ma a che prezzo? Ovviamente in Cina si verifica un forte controllo dei cittadini anche nella loro possibilità di utilizzare internet. Alcuni contenuti/siti/motori di ricerca/ libri sono oscurati (addirittura "Winnie the Pooh" è stato bandito perchè veniva paragonato a Xi Jinping

e su internet non si può fare riferimento ai fatti di piazza Tienanmen). La Cina è la realtà che più di tutte mi ricorda il mondo descritto da Orwell (anzi per certi versi sembra essere stato profetico) con le dovute differenze ovviamente.
Come dicevo però per ora la narrazione non mi sta coinvolgendo perchè non riesco ad entrare in empatia con i personaggi, che tutto mi sembrano fuorchè eroi. Mi sembra anzi che le cose, specialmente a Wilson, capitino quasi per caso. Erica, tu poi hai iniziato?

Non ho letto gli altri commenti per evitare spoiler, spero di recuperare a lettura ultimata.