Ciao Pierbusa, avrei da leggerlo anch'io "Il lamento del prepuzio" per un gruppo di lettura a cui partecipo dal vero, ma pensavo che fosse una retinata. Alloro lo leggerò visto che ti era piaciuto. Qui nel gruppo della biblioteca lo hanno messo come
"letteratura, religione, sacro" assieme ad altri testi quali "Danny l'eletto" di Chiam Potok, e Il vangelo secondo Gesù di Josè Saramago.
La mia intenzione profonda, quando ho proposto Keyla la Rossa, non era solo di presentare le "disavventure" del così detto popolo ebraico, che tutti ben conoscono, ma leggere un autore che ha fatto la sua fortuna letteraria descrivendo personaggi che formano una comunità caratteristica, che abitano dentro una nazione cercando di mantenere la loro cultura che può essere discutibilissima, a prezzo di una separazione dal resto della città/nazione abitata. Un gruppo etnico direi. Io personalmente, e mi pare di averlo ventilato fra le righe che ho scritto sono per la mescolanza dei "popoli", ed è quello che hanno fatto molto bene gli ebrei americani, magari mantenendo alcuni le proprie tradizioni, infatti fra i filosofi e gli scienziati americani ci sono parecchi ebrei, vedi anche "Guardando il sole" e il libro del mese proposto per il mese di Marzo. Se devo dirla tutta, non credo sia utile nominare queste persone dicendo che sono ebree, si dice forse che il tal dei tali, (scienziato/scrittore/poeta) è cattolico o protestante o evangelista?
Era a questo che volevo arrivare: la soppressione di queste indicazioni di appartenenza che non "frega" scusa la parola un po' volgare, neppure alle stesse persone nominate.
Infatti è difficile definire cosa si intende per ebreo: un appartenente a una razza? a una religione? a una cultura? Sulla razza è stato dimostrato che non appartengono in quanto tali a una specifica razza se non quella umana. Sulla cultura, si c'è stata e c'è una cultura ebraica, così come c'è una cultura siciliana, marchigiana, toscana, romana. La religione c'è come c'è la cattolica, la protestante, la musulmana, più tutte le altre religioni panteiste. Ma a nessuno viene in mente di definire i cinesi secondo la loro religione o alla loro cultura, eppure qui a Milano ce ne sono tantissimi in via Paolo Sarpi.
E i siciliani? Anche loro hanno le loro radici, la loro cultura, il loro modo di agire. In Italia, abbiamo tutte queste piccole "nazioni" retaggio di una terra di conquista.
Non so mi pare di essermi incasinata. Ma quello che voglio assolutamente affermare per me stessa è che se pure nella diversità siamo noi tutti uguali, con culture diverse e modi di esprimerci diversi, ma dobbiamo capirci assolutamente.