Riecco il vostro moderatore preferito! 
 
 
Beatrice, grazie per il tuo post! Ho visto il video: clamoroso! 

 Ci credete che ero agitato solo a vederlo? 

 Non oso immaginare come dev'essere stato trovarsi in quella situazione... altro che de-briefing! 

Non mi ha stupito nessuna delle reazioni dei soggetti coinvolti nell'esperimento. Secondo me sono tutte reazioni condivisibili perché in quel momento ciascuno di noi reagisce in maniera diversa e credo sempre di più che non ci sia una reazione giusta o sbagliata (né è mia intenzione condurre questa discussione verso quella direzione).
L'esperimento dimostra, come ipotizzavamo qualche post fa, che 
tra dire e fare c'è davvero di mezzo il mare! 

Possiamo stare mesi qui a parlarne ma se qualcuno di noi si trovasse malauguratamente in una situazione del genere, sono certo che potrebbe agire esattamente al contrario di come ha sempre ipotizzato di agire idealmente.
Ma è davvero la nostra scelta ciò che conta? Oppure è più importante l'esercizio che ciascuno di noi sta facendo per provare ad individuare la scelta che ci metterebbe maggiormente a nostro agio?
A tal proposito, l'aspetto che continua ad interessarmi maggiormente è un altro: il tema dell'
allenamento a prendere decisioni.
Nel video si vede che la principale motivazione che è state sottoposta al review board dell'Università sul perché potesse essere importante condurre l'esperimento (l'analisi costi/benefici di cui parlava Greta qualche post fa...) è questa:
"
My hope is that the good this experiment does is in revealing the difference between instinct and philosophical reflection and I think that there could be an enormous benefit in learning the difference so that we can train people to act in the way that they wish they would.
Che si lega alle conclusioni fatte dal presentatore alla fine del filmato:
"
But is it wrong to freeze? Should people feel bad for being unable to act? Well, here's the thing. Freezing in the face of a threat is a behavior that can be found all over the animal kingdom, but we are the only animals the can study how we act, pontificate on how we ought to act, and program machines to do only that."
Mi pare di capire che la questione importante sia sperimentare, studiare noi stessi, magari mettendoci anche in crisi da soli provando a risolvere dilemmi etici come quello del nostro Libro del Mese, perché questo allenamento ci potrebbe permettere in futuro di 
essere maggiormente a nostro agio con le scelte che faremo.
Mi ritrovo in quanto riportato da Vanna:
vanna ha scritto: Che istinto ed emozioni giochino un ruolo cruciale in quelle situazioni  in cui  "occorrerebbe mantenere il sangue freddo"  per non  oscurare la nostra capacità razionale è fuori dubbio. Mi sono trovata ad affrontare un'emergenza  improvvisa dopo diversi giorni da un intervento chirurgico e sul momento ho chiesto aiuto , dopo poco mi è  venuto in mente come da sola avrei potuto in parte provvedere ricordandomi di ciò che un medico mi aveva consigliato se si fosse verificato quell' imprevisto. Ho capito quanto le forti emozioni , la paura giochino dei brutti scherzi.
Chi non ha vissuto situazioni simili? Recentemente mi è capitato di assistere per la prima volta ad un fenomeno convulsivo del mio cane e sia io che mia moglie abbiamo completamente sragionato abbandonandoci alla paura, non facendo ciò che andrebbe fatto in situazioni simili (Satchmo sta bene adesso 

)
Per non parlare del mio primo anno di lavoro dopo l'università? Anni di teoria e poi finalmente si passa alla pratica! Mi ricordo i siti Internet dei miei clienti attaccati da alcuni hacker oppure i server completamente fermi con i telefoni che squillavano impazziti! Ed io terrorizzato e bloccato a chiedermi come cavolo fosse possibile che il collega più grande di me tenesse così bene in pugno la situazione.
A distanza di dieci anni, vedo che sul lavoro reagisco ad eventi simili in maniera molto più pacata e così ho modo di "azionare il cervello" e ragionare razionalmente per risolvere il problema. Non abbandonarmi alle paure. Vedo invece persone con meno esperienza di me farsi prendere dalla stessa agitazione, dal panico che prendeva a me dieci anni fa.
Cosa è cambiato? È banale: l'esperienza, che di fatto matura grazie all'allenamento.
Allenarsi a saper conoscere le proprie emozioni, secondo me è fondamentale per tenerle a bada e bilanciare le stesse con la razionalità (attenzione: non annullarle, bilanciarle, perché annullarle può essere altrettanto negativo: 
    gianluigimerlino.it/storia-elliot-ovvero...o-della-razionalita/
) :laugh: ;)
Kheper ha scritto: Trovo che possa far riflettere, ma è solo un esercizio mentale, quasi come fare un cruciverba.
Esatto! E se il fine di questo dilemma fosse proprio questo? Si torna all'allenamento di cui sopra 
Magari questo saggio non sarà esattamente come ce lo aspettavamo (o come se lo aspettava qualcuno che ha studiato filosofia), ma come dice Beatrice (e concordo), se questo ci porta a fare certe riflessioni e ad allenarci su concetti che potrebbero tornarci utili nella vita reale, secondo me l'obiettivo è raggiunto, indipendentemente dal contenuto del testo.
Sono d'accordo con Mattia quando dice:
Mattia P. ha scritto: ho anche l'impressione che l'autore non voglia mettere troppa carne al fuoco per evitare di confonderci troppo e focalizzare l'attenzione sulle sottili differenze  che descrive e sulle quali, personalmente, sento di dover tornare per poterle afferrare bene e rifletterci su.
Relativamente all'istinto:
Kheper ha scritto: Però finora io il libro l'ho interpretato diversamente!
Forse mi è sfuggito ma non mi sembra di aver letto da nessuna parte del coinvolgimento dell'istinto... Anzi forse il tema è proprio il contrario, la decisione ragionata.
Indipendentemente da cosa possa aver scritto o non scritto l'autore del saggio, secondo me l'istinto è una componente che entra in gioco nel momento in cui prendiamo una decisione.
Secondo me le decisioni sono il frutto di un insieme bilanciato/sbilanciato di tre componenti: 
razionalità, istinto ed emozioni.
Al variare della decisione e del tempo che abbiamo per prenderla, queste tre componenti possono essere più forti/deboli, ma sono comunque sempre presenti.
Sono d'accordo invece con la tua osservazione successiva: non è l'istinto il tema di cui parlare 
Relativamente allo spunto successivo (operare il male minore ma senza che il popolo lo sappia) ancora non ci sono arrivato ma è sicuramente interessante.
Kheper ha scritto: Tutti probabilmente, se dietro una curva su un sentiero di montagna ci trovassimo per qualche motivo una scolaresca in mezzo alla strada, sterzeremmo d'istinto finendo in un burrone, ma chi vorrebbe (consapevolmente) un'auto che lo fa per te?
Questo è un altro tema interessante! Credo che in una situazione del genere vorrei decidere io e non far decidere alla macchina. Quindi non acquisterei una macchina che decide al posto mio.
Il motivo? La macchina opera una scelta sulla base di un software programmato da altri esseri umani che non sono io, che potrebbero agire come me oppure no (e se la macchina fosse programmata per tutelare il suo guidatore che ha speso una marea di soldi per averla e non si facesse scrupoli nell'asfaltare la scolaresca?).
Magari prima di mettere in moto la vettura per la prima volta ci potrebbero far compilare un sondaggio ed in base alle nostre risposte far agire di conseguenza la vettura nell'eventualità che si presentasse una casistica particolare come quelle ipotizzate... della serie "autonoma" ok, ma legata al possibile modus operandi del tuo guidatore (ovviamente sto banalizzando l'argomento ma penso che si capisca il concetto che volevo esprimere) 
Torniamo invece al capitolo 4, altrimenti ci rimango in eterno 
 
 
Le vostre opinioni sulla 
DDE (Dottrina del Duplice Effetto)?