Ho terminato la lettura del libro e, come è successo a @marcoatl, anch'io provo un po' dispiacere ad abbandonarlo... Mi dedico ora agli approfondimenti e ringrazio tutti coloro che qui nel Club ne hanno proposti alcuni.Come @silviArki, ho trovato particolarmente interessanti i “Taccuini” dell’autrice - forse anche perché in sintonia con la mia personale prospettiva di lettura, incentrata più sugli aspetti letterari che non su quelli storici - e mi è piaciuto molto anche il testo “Una traduzione e un’amicizia” di Lidia Storoni Mazzolani, perché - come si intuisce già dal titolo - fa luce anche sul lato umano del suo incontro con la scrittrice, ne illumina la personalità e la sua visione del mondo e della scrittura.
Nei "Taccuini" la Yourcenar dice di avere scelto un'epoca, il II secolo, perché è stato "quello degli ultimi uomini liberi". Adriano in quanto imperatore è per lei quasi un punto d'arrivo, più che di partenza.
Sempre nei "Taccuini" ho trovato un riferimento all'età necessaria per "osare" un libro come questo. Intendeva per scriverlo, ma io in effetti mi sono chiesta spesso, leggendo, quanto conti per apprezzarlo avere anche un'età più o meno vicina a quella del protagonista, una prospettiva che si avvicina alla sua - e concordo molto con @vanna anche per i complimenti a @callmeesara per la sua tenacia di giovane lettrice!
Infine, tra i molti passi illuminanti nei “Taccuini”, a me è piaciuto anche questo:
“Un piede nell’erudizione, l'altro nella magia; o più esattamente, e senza metafora, in quella magia simpatica che consiste nel trasferirsi con il pensiero nell’interiorità d’un altro.”
Qui la Yourcenar descrive il suo particolare lavoro di ricerca e di scrittura, ma a me sembra che colga anche la natura stessa del libro: molta erudizione, da un lato, ma anche questa
magia simpatica nell’osservare il destino di un uomo “
solo e, d’altro canto, legato a tutto”.
E' la magia della letteratura, appunto.