Francesca Granata ha scritto: Buonasera, illustri signori.
Ho finito la lettura della Parte Prima, conclusa con le prime ispirazioni da scrittore del Narratore.
E domani, complice una giornata di allerta meteo nella bella e delicata Liguria, me ne rimarrò in casa a leggere.
Mi mancano una cinquantina di pagine prima di arrivare alla seconda parte del romanzo "Un amore di Swann" e nel frattempo voglio dedicarmi ad alcune considerazioni.
Come sempre le pagine che riguardano il rapporto tra la prozia e la cameriera Francoise, sono molto divertenti, le loro discussioni e i loro pettegolezzi sul curato e sulla povera Eulalie.
Ma a proposito delle passeggiate che il Narratore compie con i suoi parenti, mi vorrei soffermare un alcune pagine particolarmente toccanti, per esempio quando il Narratore e i parenti vanno dalla parte di Mésègliese:
e uscivamo di città per la strada che costeggiava la staccionata bianca del parco del signor Swann. Prima ancora di arrivarci ci imbattevamo nell'odore, venuto incontro ai forestieri, dei loro lilla"
Però da quando il signor Swann si era sposato i parenti del narratore, per andare a Tronsonville, invece di prendere la strada che costeggia la sua recinzione, ne prendevano un' altra che attraversava i campi, allungando un po' più il percorso.
Il nonno però in quell'occasione decise, visto che Swann aveva detto che sarebbe stato a Parigi per alcuni giorni, di costeggiare il parco che in questo modo avrebbero risparmiato un po' di strada. E qui ci sono almeno tre pagine da non "perdere" per la bellezza della descrizione del parco, i lilla e soprattutto i biancospini, così amati dal Narratore.
Ma quello che sperava di più il "nostro" era quello di incontrare, per conoscere finalmente la figlia di Swann, Gilbert.
"Attraverso la siepe si poteva scorgere all'interno del viale bordato di gelsomini, di viole del pensiero e di verbene, in mezzo ai quali delle violaciocche schiudevano le loro borse fresche d'un rosa odoroso e sbiadito come quello di un vecchio cuoio di cordova, mentre sulla ghiaia un lungo tubo per innaffiare verniciato di verde svolgeva le sue spire, lanciando in corrispondenza dei suoi fori, al di sopra dei cespugli di cui irrorava i profumi, il ventaglio verticale e prismatico delle sue minuscole gocce multicolori. Tutt'a un tratto mi fermai, fui incapace di muovermi, come succede quando una visione non si indirizza solo al nostro sguardo ma sollecita percezioni più profonde e s'impadronisce del nostro essere nella sua interezza. Una ragazzina d'un biondo rossiccio, che aveva l'aria di tornare da una passeggiata e reggeva in mano una vanga da giardiniere, ci guardava alzando, il suo viso cosparso di efelidi rosa. I suoi occhi neri brillavano, e poiché allora non sapevo, né l'ho imparato in seguito, ridurre ai puri elementi oggettivi una forte impressione , non avendo abbastanza di quel che si definisce "spirito d'osservazione" per isolare la nozione del colore, per molto tempo, ogni volta che mi si ripresentò senz'altro come quello di un vivido azzurro, dal momento che i suoi capelli erano biondi: al punto che, forse, se non avesse avuto degli occhi così neri - ciò che colpiva tanto chi la vedeva per la prima volta - non mi sarei più particolarmente innamorato, come mi innamorai, di quei suoi occhi azzurri."