SARA1984 ha scritto: è bellissimo il modo affettuoso con cui descrive la nonna e che pagine piene d'angoscia sono quelle in cui racconta l'attesa del bacio della buona notte , mi fa stare un pò inquieta questa descrizione perchè è così vivida e vera che è impossibile non ricordare quando la sera ci mandavano a dormire e per avere l'ultimo saluto della giornata dovevamo aspettare ore e ore (che anche se si trattava di mezzora per me che ero bambina era un eternità) .... e ora mi ritrovo a pensare (cosa che non avevo mai fatto prima ) che quest'inquietudine la vive anche mio figlio quando mi chiama dalla sua cameretta nella notte ....
inizio a pensare che sia un passaggio obbligatorio tutti abbiamo paura e quella paura solo la mamma riesce a togliere anche solo con un bacio (è così che il protagonista si acquieta avendo il suo attimo di gioia...facendo ben attenzione a non domandarne un'altro di bacio per evitare che l'incantesimo si rompa )....
ps sto prendendo anche io appunti mentre leggo .....è incredibile come questo libro ti stimoli
Si è vero Sara questo libro stimola ogni senso e quasi li "satura". Mentre leggo vengo preo dalla sindrome di Sthendal ...ma davvero si possono usare le parole in questo modo così superlativo?
Nota a margine della lettura.
Sto cercando di seguire la lettura anche nell'edizone BUR a cura di Maria Teresa Nessi Somaini. La differenza che da profano mi sembra cogliere tra le due traduzioni è eleganza stilistica di quella di Raboni (Mondadori) contrapposta a una traduzione più "nervosa" della Nessi Somaini.
Prendiamo un brano a caso:
Un’ora dopo tornò. La trovò; gli disse che poco prima, quando lui aveva suonato, era in casa, ma dormiva; il campanello l’aveva svegliata, aveva immaginato che fosse Swann, gli era corsa dietro, ma lui se n’era già andato. Certo, aveva sentito bussare ai vetri. In quel discorso Swann riconobbe immediatamente uno di quei frammenti d’un fatto reale che i bugiardi còlti di sorpresa inseriscono, sentendosene rassicurati, nella composizione del fatto irreale che stanno inventando, convinti di potervelo incastonare e avvalersi della sua somiglianza alla Verità. (Raboni)
Un’ora dopo ritornò; c’era. Gli disse che era in casa poco fa quando lui aveva suonato, ma dormiva; il campanello l’aveva svegliata, aveva immaginato fosse Swann, l’aveva rincorso, ma lui se ne era già andato. Aveva sentito distintamente battere sui vetri. Swann riconobbe immediatamente in quelle parole uno di quei frammenti di un fatto vero che i bugiardi, colti di sorpresa, si sentono sollevati a introdurre nella composizione dell’episodio falso che stanno inventando, credendo si possa inserire e possa carpire somiglianza alla Verità. (Nessi Somaini)
Non sentite la dolcezza quasi poetica (in rima) di
Un’ora dopo tornò. La trovò; contrapposta a una più prosaica
Un’ora dopo ritornò; c’era.?