@ Pier grazie della spiegazione su Swann e Combray. Sono comoda ma impaziente, non amo le attese.
@ Francesca, dopo 30 pagine incomincio a capire anch'io, ci ho messo un po', sono arrivata al punto della mamma che dorme in via eccezionale nella camera del figlio, poi ho voluto finire il primo capitolo. Quindi mi sono fermata e andrò a leggermi l'introduzione di
Luciano de Maria.
Nelle prime trenta pagine l'autore mi diverte facendo la descrizione dei suoi parenti, personaggi abbastanza comuni se si considera la classe e il tempo a cui appartengono: la prozia un po' pettegola, le due sorelle della nonna buffe e alquanto snob come lo è tutto quanto il "parentado"
Il povero Swann, che sicuramente frequenta a Parigi, persone abbastanza altolocate, viene considerato invece dai parenti poco più che una nullità.
La nonna di Narratore, una donna particolare, amante dell'aria, del sole, del vento è una persona piena di energia che non rinuncia a stare all'aperto neppure quando piove a dirotto.
Tuttavia, il solo tra noi per il quale una visita di Swann divenisse oggetto di preoccupazione dolorosa ero io. Le sere in cui c'erano gli estranei. o semplicemente Swann, la mamma, infatti non saliva nella mia camera. Pranzavo prima di tutti gli altri, e più tardi potevo sedermi a tavola ma soltanto fino alle otto, ora in cui era convenuto che salissi; quel bacio prezioso e fragile che di solito la mamma mi affidava mentre ero nel mio letto e sul punto di addormentarmi, mi toccava trasportarlo dalla sala da pranzo alla mia camera e tenerlo in serbo per tutto il tempo che impiegavo a spogliarmi, senza che la sua dolcezza si incrinasse"(pag. 29 edizione Mondadori Oscar.
Questo bambino, di forse sette o otto anni è ossessionato nel suo rapporto d'amore verso la madre, infatti anche in mezzo a un consistente gruppo di adulti che conversano amabilmente egli riflette e ci dice:
" Con gli occhi non lasciavo mia madre, sapevo che una volta a tavola non mi sarebbe stato permesso di restare per tutta la durata del pranzo e che, per non contrariare mio padre, la mamma non si sarebbe lasciata baciare a più riprese davanti agli altri come se fossimo stati in camera mia." (pag. 34)
Finito il primo capitolo nel quale secondo me l'autore affronta il tema "del tempo perduto", delle cose e della vita che hai vissuto e che col tempo dimentichi e che puoi ricordare solo con un gesto di volontà e di intelligenza., ma che viceversa ti ritornano alla memoria in modo strano, bevendo da adulto, una tazza di the e mangiando un pezzetto di "madeleine" imbevuto.
"così per il nostro passato. E' uno sforzo vano evocarlo, inutili tutti i tentativi della nostra intelligenza. Se ne sta nascosto al di là del suo dominio e della sua portata, in qualche insospettato oggetto materiale (nella sensazione che questo ci darebbe) Questo oggetto dipende dal caso che noi lo incontriamo prima di morire, oppure che non lo incontriamo mai." Parole molto introspettive, come ovvio, Freud aveva già incominciato la sua autoanalisi che lo ha portato al suo metodo nel quale ci sono anche quelle che lui chiama le "associazioni libere" tanto utili per far riaffiorare il "rimosso"
Prometto a Pier che farò di tutto per non essere troppo impulsiva durante la lettura e se anche non sono quella "ruminatrice" che potrei essere se fossi nata nel mese di maggio sotto il segno del Toro

sotto il quale lui sta in buonissima compagnia con Carlo Marx e Sigmund Freud, ma in aprile, rileggerò alcune parti e cercherò di riflettere prima di scrivere, ora che non mi sento più "costretta". Sono riuscita a superare i pareri negativi su Proust di madre (mia) e di figlio (mio)