Quando si affronta un classico il problema di quale traduzione usare non è secondario, purtroppo cambiando traduzione spesso veniamo a leggere opere profondamente diverse una dall'altra.
Queste sono le principali traduzioni italiane:
Guerra e pace, trad. di G. Passigli, Treves, Milano 1894.
Guerra e pace, trad. di D. Cinti e A. Poliakov, Sonzogno, Milano 1933.
Guerra e pace, trad. di E. Cadei, Mondadori, Milano 1941.
Guerra e pace, trad. di E. Carafa di Capecelatro, Einaudi, Torino 1943.
Guerra e pace, trad. di A. S. Gladkov e A. Osimo Muggia, Mursia, Milano 1956.
Guerra e pace, trad. di I. P. Sbriziolo, UTET, Torino 1958.
Guerra e pace, trad. di L. Simone Malavasi, Rizzoli, Milano 1964.
Guerra e pace, trad. di E. Bazzarelli, F. Campailla e G. Bensi, De Agostini, Milano 1967.
Guerra e pace, trad. di P. Zveteremich, Garzanti, Milano 1974.
Non vorrei farla troppo lunga e nel seguito vi metterò un brano di "Guerra e Pace" (Libro Primo - Parte Prima - Capitolo III) nelle traduzioni a me disponibili, giusto per un confronto. Ognuno si farà la propria idea. Come gia detto io ho scelto l'edizione Garzanti nella traduzione di traduzione di Pietro Zveteremich.
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A cura di Leone Pacini Savoj e Maria Bianca Luporini - Rizzoli
La principessina Hélène sorrise; si levò in piedi con quello stesso immutabile sorriso della donna di perfetta bellezza, con cui già era entrata nel salotto. Lievemente frusciando con la sua bianca robe da ballo, guarnita di peluche e duvet, tutta splendente dal candore delle spalle al lucido dei capelli e ai brillanti, s’inoltrò fra gli uomini che le cedevano il passo, e direttamente, senza guardare nessuno, ma a tutti sorridendo, e quasi offrendo amabilmente a ciascuno il diritto d’ammirare a piacimento la bellezza della sua persona, delle spalle piene, dello scollo assai aperto (secondo la moda del tempo) sul seno e sulla schiena, e recando con sé come uno splendore di ballo, venne vicino ad Anna Pavlovna. Hélène era tanto bella, che non solo non si notava in lei ombra di civetteria, ma, al contrario, pareva che sentisse una vergogna della sua bellezza inoppugnabile, destinata ad avere sugli altri un effetto troppo forte e trionfale. Si sarebbe detto che avrebbe voluto, e non potesse, diminuire l’effetto della sua bellezza.
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Traduzione e cura di Gianlorenzo Pacini
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
La principessina Hélène sorrise; si levò in piedi con quello stesso, immutabile sorriso di bella donna con cui aveva fatto il suo ingresso in salotto. Con un leggero fruscio del suo abito da ballo guarnito di edera e di muschio, splendente per il candore delle spalle, per lo scintillio dei capelli e dei brillanti, avanzò tra gli uomini che si facevano da parte al suo passaggio e andò direttamente verso Anna Pàvlovna, senza guardare in viso nessuno, ma sorridendo a tutti, come se concedesse graziosamente a ciascuno il privilegio di ammirare la bellezza della sua figura, delle sue spalle piene, del suo petto generosamente scoperto secondo la moda di allora, e della sua schiena, come se portasse con sé tutta la magnificenza del ballo. Hélène era così bella che non soltanto non si notava in lei neppure il minimo segno di civetteria, ma, al contrario, sembrava addirittura che si vergognasse della sua indiscutibile bellezza che agiva in misura troppo prorompente e trionfale. Era come se lei desiderasse, ma non potesse, attenuare l’effetto della sua bellezza.
Traduzione di Enrichetta Carafa d’Andria - Einaudi
La principessina Hélène sorrideva; si alzò con quello stesso inalterabile sorriso di donna straordinariamente bella col quale era entrata nel salotto. Con un leggero fruscio del suo bianco vestito da ballo, guarnito di edera e di borraccina, tutta splendente per il candore delle spalle e il luccichio dei capelli e dei brillanti, passò in mezzo agli uomini che si facevano da parte e, senza guardar nessuno, ma sorridendo a tutti e come accordando amabilmente a ciascuno il diritto di ammirare la bellezza della sua statura, delle sue spalle piene, del seno e del dorso largamente scoperti secondo la moda di allora, e quasi portando con sé lo splendore del ballo, si avviò direttamente verso Anna Pàvlovna. Hélène era cosí bella che non soltanto non si scorgeva in lei ombra di civetteria, ma al contrario ella aveva come scrupolo di quella sua indiscutibile bellezza che agiva in modo troppo forte e trionfale. Pareva ch’ella desiderasse e non potesse attenuare l’effetto della sua bellezza.
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Traduzione di Alfredo Polledro - Newton Compton
La principessina Hélène sorrideva; si levò su con quello stesso immutabile sorriso di donna compiutamente bella col quale era entrata nel salotto. Facendo un lieve fruscio con la sua bianca veste da ballo, guarnita di edera e di borracina, tutta splendente per il candore delle spalle e il luccichio dei capelli e dei brillanti, passò in mezzo agli uomini che le facevan largo e, senza guardare nessuno, ma sorridendo a tutti e come concedendo amabilmente a ciascuno il diritto di ammirare la bellezza della sua statura, delle sue spalle piene, del seno e del dorso, secondo la moda di allora, molto scoperti, quasi recando con sé lo splendore del ballo, andò direttamente verso Anna Pàvlovna. Hélène era così bella che non soltanto non si scorgeva in lei neppur l’ombra della civetteria, ma, al contrario, ella pareva farsi scrupolo della sua indiscutibile bellezza che agiva in modo anche troppo forte e trionfale. Pareva che desiderasse e non potesse sminuire l’effetto della propria beltà.
Traduzione di Pietro Zveteremich - Garzanti
La principessina Hélène sorrise; poi si alzò con lo stesso immutabile sorriso di donna dalla bellezza perfetta col quale era entrata nel salotto. Frusciando leggermente con la sua robe bianca da ballo, guarnita di peluche e di duvet, e scintillando col biancore delle spalle, col fulgore dei capelli e dei brillanti, passò fra gli uomini che le facevano largo e si diresse verso Anna Pavlovna senza guardare nessuno ma sorridendo a tutti, come concedendo gentilmente a ognuno il diritto di ammirare la bellezza della sua figura, delle spalle piene, del dorso e del seno molto scoperto secondo la moda d’allora, quasi recando in sé uno splendore di ballo. Hélène era così bella che non solo non si notava in lei neppure un’ombra di civetteria, ma, al contrario, sembrava quasi che si vergognasse di quella bellezza inoppugnabile che irraggiava da lei in maniera troppo clamorosa e trionfante.
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Traduzione dal russo di Giacinta De Dominicis Jorio - Edizioni Paoline
La principessa Elen sorrideva. Si alzò con lo stesso immutabile sorriso di donna perfettamente bella che aveva quando era entrata in salotto. Facendo frusciare leggermente il suo bianco abito da ballo guernito di "péluche" ed abbagliando con il candore delle spalle, lo splendore dei capelli e dei brillanti, ella passò in mezzo agli uomini che le fecero largo, senza guardare nessuno ma sorridendo a tutti; come se concedesse a ciascuno il diritto di ammirare la bellezza del suo corpo, delle spalle rotonde molto scoperte, secondo la moda del momento, della schiena e del petto, e come se portasse con sé lo splendore fastoso di una festa da ballo, si avvicinò ad Anna Pàvlovna. Era così bella che non solo non aveva ombra di civetteria, ma pareva, anzi, vergognarsi di quella bellezza indiscutibile, che agiva con troppa forza vittoriosa. Pareva che desiderasse, ma non potesse, diminuire l'effetto del proprio fascino.