
Così come noi italiani, gli irlandesi sono un popolo di migranti. I due libri che la Community ha letto e discusso negli ultimi mesi, Brooklyn e Long Island di Colm Tóibín, parlano proprio di questo: la migrazione di una ragazza dalla cittadina di Enniscorthy, nel sud-est dell'Irlanda, verso New York durante gli anni Cinquanta e il suo ritorno per far visita alla madre ottantenne vent'anni dopo. Eilis probabilmente tornerà in America, anche se non è dato sapere con esattezza, visto il finale aperto che prospetta a un terzo e conclusivo libro.
L'Irlanda è da sempre un paese dalla forte vocazione migratoria, tant'è che oggi si stima che vivano dieci volte più persone di origini irlandesi negli USA che in Irlanda. Nel XVIII secolo circa 9-10 milioni di irlandesi lasciarono l'Irlanda. Di questi i più poveri andarono in Gran Bretagna, specialmente nella zona di Liverpool, mentre coloro che potevano permetterselo, circa 5 milioni, si trasferirono negli Stati Uniti d'America.
A partire dal XIX secolo, in seguito alla Grande carestia delle patate, dovuta a un insetto che ne causa la rovina sia esternamente che internamente, (peronospora, tutt'ora una delle malattie più diffuse tra i tuberi) l'emigrazione divenne massiccia: "una massa enorme di persone denutrite e ammalate cercava una qualsiasi imbarcazione per andare in Canada (nelle colonie inglesi) e nei porti dell'est degli Stati Uniti o in Australia". Nel 1890 il 40% di tutti gli irlandesi vivevano all'estero.
Nonostante tale portata migratoria si sia notevolmente ridotta nel XX secolo (nel secondo dopoguerra, la punta massima fu di circa 60.000 unità annue nel 1958), le emigrazioni continuarono.
La morte e il trasferimento di una parte così consistente di popolazione avviò un circolo vizioso da cui l'Irlanda è riuscita a uscire soltanto pochi decenni fa. Anche in seguito alle violenze fra cattolici e protestanti e a cicliche crisi economiche, di fatto la popolazione irlandese è tornata a crescere a livelli sostenuti solo dopo l'Accordo del Venerdì Santo del 1998, tra la maggior parte dei partiti dell'Irlanda del Nord (accordo multilaterale) e tra il governo del Regno Unito e quello della Repubblica d'Irlanda (accordo britannico-irlandese).
Ad oggi l'Irlanda sta vivendo uno dei periodi più in crescita di sempre, dove da Paese punto di imbarco per migrazioni più o meno lontane, è ormai diventato da qualche anno punto d'arrivo per migranti di tutto il mondo. Nonostante questo, chi visita l'Irlanda non può non provare una sensazione di malinconia, trasmessa dalla sua musica tradizionale, dai suoi paesaggi brulli e sconfinati e dai suoi abitanti, i quali non hanno mai perso l'attaccamento per coloro che hanno dovuto lasciare i loro luoghi d'infanzia in cerca di una vita migliore.
(articolo a cura di Lisa Sammarchi)
Fonti:
https://terreceltiche.altervista.org/paddys-lamentation-or-by-the-hush-my-boys-2/
https://www.treccani.it/enciclopedia/irlanda_res-9703070c-87e9-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/
https://biblio.toscana.it/argomento/Emigrazione irlandese
https://www.ilpost.it/2023/04/18/diaspora-irlandese/
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