Letto anche io il primo racconto, grazie mille Francesca per aver messo il link a una sua analisi! Ma grazie soprattutto alle analisi/riflessioni tue e di Greta, che mi hanno permesso di soffermarmi meglio su alcune immagini. A me la scrittura della Woolf piace moltissimo, ma per poter apprezzare veramente le sensazioni che alcune immagini possono dare, bisogna rileggerle, capire bene la scelta degli aggettivi, e il vostro soffermarvi a riflettere su alcune frasi e condividere le vostre impressioni qui, mi ha permesso di apprezzare ancora di più alcuni dei pensieri fatti dalla scrittrice.
Mi ritrovo sicuramente più nell'impressione di Greta riguardo al flusso di coscienza: anche secondo me qui i collegamenti sono abbastanza lineari e rispecchiano il modo di pensare, o anche di raccontare, di molti di noi. Non capita infatti a volte di non sapere più come si è arrivati a pensare a certe cose, qual è stato il pensiero di partenza? O quando parlando con qualcuno si cominciano "ad aprire parentesi" e ci si deve fermare e chiedere "ma come siamo arrivati a parlare di questo?" oppure "cosa volevo dire?". E secondo me in questo racconto il passare da un pensiero all'altro è abbastanza coerente; in Joyce o ne La signora Dalloway (che ho comunque adorato) ho avuto molte più difficoltà, là secondo me si passa veramente di palo in frasca e il lettore si chiede più volte "ma di cosa sta parlando?".
Riguardo alle due frasi/immagini che avete riportato: riguardo alla prima, anche la mia interpretazione è simile a quella di Francesca, ovvero l'essere interrotti. Oppure avevo anche pensato che quando si guarda fuori da finestrino l'attenzione si sofferma su alcune cose che ci passano davanti e che fanno scattare un collegamento di pensieri, ma poi il treno passa oltre e questo collegamento viene interrotto. Mentre sul vaso di fiori non so, non avevo pensato in realtà alla morte, ma non mi sono venute comunque in mente altre idee, quindi apprezzo la vostra chiave di lettura.
Per quanto riguarda il limite di sapere effettivamente cosa è qualcosa per permettere o meno di viaggiare con pensieri o fantasia, mi riivedo un po' di più in Francesca, secondo me succede spesso che si preferisce di non avere la conferma al 100% di qualcosa per continuare a nutrire la speranza di tante altre possibilità, oppure il contrario, si preferisce avere la conferma di qualcosa perchè l'incertezza di tutte le altre possibilità ci fa diventare matti. Sicuramente però mi ha fatto sorridere la conclusione, il modo lapidario con cui l'autrice torna alla realtà e constata che si è fatta duecentomila pensieri su quel che poteva essere la macchia, e alla fine era semplicemente una lumaca. Anche questo succede secondo me spesso, si comincia a pensare alle teorie più assurde, anche quando si cerca di interpretare i comportamenti di altre persone (o quello che hanno detto) e poi alla fine si scopre che era tutto più semplice di tutti gli scenari paralleli che ci eravamo immaginati, che non c'erano alcuni sottintesi o secondi fini.
In questo racconto inoltre si vede da subito il suo carattere femminista, non finisce mai di stupirmi quanto fosse moderna!
"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert