Ho letto anche Il quartetto d'archi che non mi è piaciuto molto.
Immagino sempre che la protagonista di questi racconti sia la scrittrice che nel caso di specie si trova in una sala per ascoltare un concerto. Capta i discorsi degli altri spettatori, da lì partono le sue considerazioni e i suoi pensieri. Poi parte la musica la cui intensità e bellezza vengono rese molto bene attraverso immagini Fiorisci, spunta, germoglia, erompi!
Ad un certo punto però non mi sono più chiari i pensieri della scrittrice, non so se la musica evoca un ricordo di un amore.
Cerco di farmi prendere dall'eleganza della scrittura della Woolf, dall'originalità del suo scrivere, ma che sofferenza quando non capisco
A me è piaciuto molto questo racconto, per quel che ho capito è appena finita la guerra, infatti si parla di trattato, di crisi edilizia e il racconto è stato pubblicato nel 1921, non mi stupirei se fosse stato scritto qualche anno prima ma non ho trovato informazioni.
L'alta società si è riunita per un concerto dopo anni ("sono sette anni che non ci vediamo!"), Mi piace l'immagine iniziale della trama intessuta dai tragitti dei mezzi, mi fa proprio pensare a un reiniziare di movimenti, come per noi dopo la prima quarantena, in cui pochi mezzi circolavano. Virginia è emozionata ma ha anche i suoi dubbi, ma quali sono? Dopo le sofferenze della guerra guarda l'opulenza e la ricerca di frivolezza (la luce elettrica, il banchetto, le pellicce) in chi la circonda e si chiede che senso abbia, quando c'è chi ha ancora delle sofferenze vive ("Guarda poi quella faccia anziana seduta davanti alla tela scura, un momento fa eccitata e cortese, ora triste e taciturna, avvolta nell'ombra"), e soprattutto... Quale speranza c'è di fronte a un'umanità che ricomincia in questo modo? La protagonista stessa si chiede cosa stia facendo lì, "seduta apaticamente su una sedia dorata", è spaesata.
Poi parte la musica e tutto è un alternarsi di sentimenti di gioia, speranza, voglia di ricominciare e di ridere frivolamente, di pensare all'amore, anche magari a "una storia oscena" da una parte; nostalgia, dolore, disperazione dall'altra.
Finché alla fine il sentimento negativo ha la meglio e la narratrice si dà alla fuga, disgustata, apprezzando la vista di persone più semplici e sincere: "A questo punto crollo, senza più entusiasmo, col solo desiderio d'andarmene, trovare la strada, guardare gli edifici, salutare la venditrice di mele, dire alla cameriera che mi apre la porta: «Una notte stellata>>."