Grazie Guido degli ulteriori spunti. Sono d'accordo con te sul fatto di ragionare prima di cambiare. Ma bisogna accettare il fatto che la componente di vuoto non la si può mai completamente eliminare, una parte di essa, piccola o grande che sia, la dobbiamo mettere in conto. Un piccolo salto lo dobbiamo fare sempre.        
Grazie a te Giuseppe! 
Confermo che il 
ragionamento di cui parlavo, che immagino ciascuno di noi faccia in maniera più o meno approfondita prima di attuare un cambiamento importante nella propria vita, non può essere omnicomprensivo, proprio perché solitamente, quando si cambia, esistono zone d'ombra che, in quanto tali, non possiamo conoscere (il vuoto di cui parli).
Eventualmente, per cercare di ridurre razionalmente questa incertezza, potremmo provare ad identificare e analizzare i potenziali rischi derivanti dalla nostra scelta, dove con rischio intendo la parola inglese "risk", che può avere un'accezione negativa, che in italiano traduciamo "minaccia", o anche positiva, che in italiano traduciamo "opportunità".
Il bello del cambiamento in fondo è anche questo: non pensare che esso porti solo minacce ma che in realtà possa fornirci anche opportunità da cogliere per stare meglio fisicamente, mentalmente, per crescere come esseri umani, ecc.
Quello che potremmo fare in questi contesti eventualmente è tentare di identificare tali rischi ed ipotizzare delle risposte ai rischi, considerando ovviamente che, come dicevamo, ciascuno di noi ha una percezione del rischio diversa.
Esercizio razionale, me ne rendo conto, da attuare all'occorrenza, al quale sicuramente affiancheremo la giusta componente emotiva (e qui mi torna alla mente la stupenda discussione che facemmo sul Libro del Mese di Ottobre 2020 e sul decidere con intelligenza motiva) 

    
        Ci sarebbe poi da differenziare tra il cambiamento come società, alla quale tu accenni e il cambiamento personale. Sebbene correlati, i due richiedono sicuramente approcci e risorse differenti.
Ma mi sembra importante sottolineare, anche per darci un po di coraggio a cambiare, a evolverci, che un cambiamento non è quasi mai "per la vita", non è un ammasso di granito immodificabile. Possiamo, se l'esito del cambiamento non ci soddisfa, sempre cambiare ancora, fino a trovare una nuova e più gratificante omeostasi...ma sempre dinamica. Piajet, forse il padre della psicologia dello sviluppo, indicava i processi di adattamento e accomodamento come i motori dello sviluppo umano a partire dai primi minuti di vita fino a 97 anni e oltre. Con l'adattamento modifichiamo i nostri schemi e ne creiamo di nuovi per adattarci all'ambiente, mentre con l'accomodamento esercitiamo gli schemi consolidati cosi da potenziarli. Esempi di schemi vanno dalla suzione, innato, al più complesso ragionamento logico matematico richiesto per non farsi fregare da Ryanair.        
Concordo! Ne parlavo qualche giorno fa con un conoscente. Talvolta è come se fossimo imbrigliati nella nostra stessa vita ma una volta attuato un cambiamento (soprattutto se questo ci conduce a stare meglio), è come se divenissimo leggermente più propensi ad attuarne anche per il futuro. Questo ci dà paradossalmente maggiore tranquillità e attitudine ad abbracciare i cambiamenti.
E poi credo nella vita sia davvero meglio avere rimorsi (es. per aver fatto una scelta poi rivelatasi sbagliata) che rimpianti (es. per non aver fatto qualcosa dato che non sapremo mai cosa sarebbe potuto accadere se l'avessimo fatta). Bellissimo l'esempio di adattamento e accomodamento! 

    
        Anche a me il finale di Stoner piace. Lui alla fine trova la sua omeostasi, magari agrodolece, come per tutti (non siamo in The Truman Show), ma la trova. E la trova ascoltandosi, seguendo la sua natura.        
Esatto! La penso anche io così. Quel "come per tutti" secondo me è ciò che ci fa sentire Stoner vicino più dei protagonisti di tanti altri romanzi. Il libro racconta la vita di Stoner che è una vita come tante altre e quindi anche come la nostra. E questa "apparente normalità" è più vera di tante altre storie che leggiamo e forse per questo riesce ad emozionarci e a toccarci profondamente.