Terminata la prima parte, sono giunto al decimo capitolo della seconda.
Continuo a procedere speditamente, senza intoppi e con grande piacere. Basta questo, per gridare anticipatamente al capolavoro? No, certamente: anche perché effettivamente non scorgo originalità in quel che viene raccontato, avendo ritrovato le stesse tematiche in altri classici (penso ad esempio a "M.me Bovary", ma anche ad "Effi Briest", che con "Anna Karenina" formano un'ideale trilogia cui magari si potrà dar conto più avanti). Ciò non toglie che le premesse siano decisamente buone e che le mie aspettative non siano andate al momento deluse.
Dai commenti di chi mi ha preceduto ricavo le vostre impressioni sui personaggi, nelle quali in parte mi ritrovo. Mi pare però che a volte il giudizio etico vada a confondersi con quello estetico, facendo dipendere questo da quello. E non credo che questo possa aiutare ad apprezzare meglio il libro.
Provo a spiegare. Un personaggio letterario può piacere solo laddove si fa portatore di valori positivi, o comunque di idee e comportamenti da noi approvati o condivisi? l'avere una diversa concezione ed esperienza dell'amore implica l'impossibilità di concepirne l'esistenza e la manifestazione sotto altre forme? e infine, riallacciandomi a quel che dicevo in un post precedente, non v'è mai successo di compiere la sta sbagliata, pur sapendo in anticipo quale sarebbe stata quella giusta?
Forse, per il fatto di avere qualche anno più di voi, nutro molte meno certezze. Per questo con Anna tendo ad essere indulgente, pur avendo provato, in questi ultimi capitoli, anche un po' di pena per il marito (che di primo acchito avevo trovato invece solo subdolo e meschino). E per questo continua a piacermi Vronskij, nonostante un comportamento non proprio irreprensibile.
Ma non solo loro: mi piacciono anche gli altri, proprio perché mostrano di avere più debolezze e fragilità che pregi. E come faceva gìustamente notare anche Bibi, tipi simili non esistono solo nei romanzi, ma ne è pieno il mondo.
Proseguo ...
Madame Bovary è del 1856, una donna annoiata della provincia, in cerca di avventure, incapace di pensare ad altri che non a se stessa, interessata alla trasgressione e all'amore dentro al letto, l'amante usato e non amato: una donna amorale che si uccide solo per rabbia, una donna alla quale non vorrei mai assomigliare, e alla quale viceversa ho avuto paura di assomigliare a un certo punto della mia vita.
L'altra Effi Briest 1894 - 1895, romanzo tedesco realistico di un certo Fontane che non conosco.
Sono due donne che non possono in nessun modo essere associate ad Anna, per un sacco di motivi, primo fra i quali la cultura, l'educazione e la provenienza sociale molto diverse le une dalle altre.
La Francia con la Russi zarista poi, appena uscita dalla servitù della gleba! Lorenzo mi mare che hai mancato di storicità!
Secondo quello che leggiamo in questo romanzo, non c'è alcun dubbio del fatto che Anna Karenina è perdutamente innamorata di Vronshkij e da lui è ricambiato nella stessa maniera. Lo ripeto, sono legati da un amore che i vita non li può più dividere. Sono due anime che vivono avvinte nell'inferno dantesco, esattamente come Paolo e Francesca, o come Eloisa e Abelardo.
E' ovvio che questo amore è fonte di dolore per il marito di Anna, è chiaro che il dolore arrecato poi si rivolta contro chi il dolore lo ha provocato.
Tolstoj punta il dito sulla società "bene" russa della quale lui fa parte, che accetta se una donna sposata ha un amante, ma non accetta che la stessa donna sposata sia libera di lasciare il marito per rifarsi una nuova vita con l'uomo che ha stretto a se per la vita.
Tolsotj infatti non confonde la morale con l'estetica, non ne ha bisogno, lui è un grande osservatore e come tale conosce bene l'estetica e non dimentica la morale corrente, quella dei salotti, quella della società bene, non è la sua morale, che non si spende solo nei confronti della libertà delle donne, come farà più avanti, nelle pagine che tu non hai ancora letto, ma si spende nella critica di tutta la società senza risparmiare nessuno, ne ricchi, ne nobili, ne benestanti ne contadini.
Continuare a commentare questo grandissimo romanzo mettendo in luce Anna e Vronskij e il Karenin, Ketty e Levin, è un modo riduttivo e sconveniente, secondo me di procedere, perché si rischia di appiattire tutto un romanzo "di amori", romantici, più o meno criticabili.
Questo è quello che penso e credo che con ciò mi troverò contro tutti gli altri lettori.
Sono sempre ferma alla fine della PARTE QUARTA e francamente non so come continuare a partecipare in modo costruttivo a questa discussione. Forse non capisco!