Ho letto ho finito di leggere il
capitolo 17 della parte seconda (contiene spoiler).
Confermo che mi piace molto il padre di Kitty, mi pare l'unico uomo sensato in questo romanzo e che, pur con ironia, centra il punto delle situazioni e sa vedere oltre il suo naso. Spero che venga dato più spazio al suo personaggio, lo leggo con molto piacere.
Kitty adesso mi dà l'idea di una ragazzina viziata, purtroppo. Capisco il suo dolore perché brucia sempre essere state prese in giro da chi diceva di amarci o lo faceva intendere, lei ha doppiamente il cuoricino a pezzi perché per uno come Vronskij ha perso anche Levin (secondo me non sarà così), ma se c'è una cosa che poco tollero è quando la gente vomita sugli altri, che vogliono solo aiutare o sono comunque educati, della cattiverie gratuite con lo scopo di ferire solo perché stanno male. Per carità, l'abbiamo fatto tutti da giovani e immagino che qualcuno possa farlo ancora adesso, ma è una cosa che tollero poco. Quindi per me Kitty ha perso 100 punti in un colpo solo.
Continuo a vedere Vronskij malissimo, sarà pure innamorato di Anna, ma ritengo il suo amore egoista e senza una base onesta. Inoltre, l'intermezzo gossip sui soldati con la cugina non fa che confermare la mia idea di uomo frivolo. Sì, bella la dichiarazione che avete già riportato, ma l'ha detta lui e perde di valore
Mi ha stupito il cambiamento in Anna, invece, e in negativo. Ci sta che voglia rivedere Vronskij, ci sta che si sia mezza dichiarata, ma ci sono rimasta quando ha trattato male, con livore, il marito che fino ad ora non mi pare le abbia mai fatto qualcosa. In pratica l'ha trattato come un visionario pazzo che si inventa le cose. Capisco che il matrimonio la ingabbi, che l'amore di Vronskij le faccia capire quanto ha perso in passionalità, ma mi è sembrato un comportamento brutto e gratuito e non me l'aspettavo
Karenin non mi sembra un uomo cattivo, ma certo non è uno stinco di santo. Se da un lato dà fiducia alla moglie perché essere gelosi è un insulto per tutti, dall'altro non si è mai posto il dubbio che sua moglie potesse non amarlo più e quando gli mettono la pulce nell'orecchio, non può che pensarci tutto il tempo. E' un uomo che usa il cervello cercando razionalità e utilità nel suo lavoro, ma come dice Tolstoj,
"usare cuore e cervello per comprendere un altro essere umano era un'azione che gli risultava del tutto estranea", praticamente Karenin non sa cosa sia l'empatia. Non ho neanche capito se ami davvero Anna e che tipo di amore lui intenda, fatto sta che mi pare uno che accetta un po' troppo passivamente come stanno andando le cose e invece di adoperarsi in modo decente per riconquistare la moglie e ricompattare la famiglia, parla deridendo ed è una cosa che posso capire se Anna lo tratta come ha fatto nelle pagine precedenti, ma non lo accetto anche perché le cose non possono che peggiorare facendo così. Mi aspettavo un uomo un po' più tutto d'un pezzo e invece mi pare un marito inutile, che delusione.
Sarà che sono donna di metropoli, ma gli intermezzi di Levin in campagna non mi prendono neanche un po'. Lo vedo felice in quel suo mondo, sono pure felice per lui, ma ammetto di trovare noioso tutto questo parlare di vacche, trogoli, vitelli, semina, mietitura e caccia probabilmente perché non condivido questa sua passione. Con Levin mi ritrovo, invece, nella volontà di innovare o semplicemente cambiare le cose che non vanno, volontà che, però, si scontra con la gente che fa spallucce o che desidera non cambiare niente perché "sempre così si è fatto e sempre così, a Dio piacendo, si continuerà a fare". Finalmente vediamo un Levin dai cattivi pensieri, sebbene non sia che un peccatuccio l'essere contento che pure Kitty abbia preso un due di picche, ma secondo me è il risentimento per Vronskij che ha illuso l'amata a prevalere e a regalargli il cattivo umore con Stepan. Mi è piaciuto il discorso sulla proprietà terriera, quando Levin dice che se il padrone si gira i pollici, allora è giusto che il contadino compri la terra e rimpiazzi chi ha deciso di non fare niente, mentre ho trovato attuale e applicabile a vari ambiti il discorso della svendita del bosco senza curarsi di quale sia il vero valore sul mercato e quindi di svilire il tutto (questa cosa, anni fa, la notavo tra creative hobbiste che svendevano i lavori facendosi pagare solo il materiale senza considerare le ore di lavoro e l'inventiva, con la conseguenza diretta di rovinare il mercato ad altri artisti che invece avevano dei prezzi più alti ma super onesti per il lavoro che c'era dietro).
Stepan, come prevedevo, è rimasto coerente con se stesso e cioè faceva le corna prima e continua a farle adesso, prende la vita buttandosi nei piaceri che può dare, con allegria, e tutto sommato per quanto sia acuto e diplomatico, ho la sensazione che di base sia un sempliciotto o forse semplicemente se ne frega di andare troppo in fondo alle cose e prende ciò che può prendere (vedi la vendita del bosco).
A questo punto dico una cosa, i personaggi di Tolstoj mi sembrano davvero molto umani, nel senso che tutti loro hanno dei difetti abbastanza comuni e che possiamo riscontrare in noi stessi e negli altri. Questo ovviamente ha il pregio di avvicinare ad oggi personaggi ottocenteschi perché i rapporti sono realistici... tuttavia, me li rende antipatici per la stessa ragione
Ma mi servo il diritto di cambiare idea anche dopo due pagine, man mano che procedo nella lettura