Ho terminato la
parte seconda.
Non potendo commentare scambiare osservazioni con chi è troppo avanti a me con la lettura e non avendo incontrato ancora - durante la narrazione - risvolti politico-sociali di particolare rilievo sui quali soffermarsi, mi concentrerò anch'io sui personaggi, ed in particolare su Anna, Vronskij e Karenin.
A questo riguardo, soppesando tutti i pro e tutti i contro, non me la sento di schierarmi decisamente con nessuna delle due "fazioni" , che si stanno strenuamente combattendo, a suon di citazioni
Come hanno però notato sia Graziella, sia SilviaArki, concordo sul fatto che il comportamento apparentemente illogico e contraddittorio di Anna sia del tutto giustificato, in quanto ritengo che in una situazione simile sarebbe assai difficile - per non dire impossibile - riuscire ad analizzare le cose e a scegliere le parole con calma e lucidità. Fa bene invece Pier a ricordare e a sottolineare come Tolstoj abbia voluto far precipitare Anna e Vronskij nel vortice d'una passione che esclude categoricamente la possibilità di potersi sedere a tavolino da soli, o con tutti coloro che ne sono in qualche modo coinvolti, per valutare ciò che sia meglio, più giusto o anche solo più conveniente dire, o fare.
Non credo che tra ragione e sentimento l'una debba (o possa) escludere totalmente l'altro, ma anche laddove si riesca a raggiungere un perfetto equilibrio, non penso che questo basti per salvaguardare dalla possibilità di perdere talvolta il controllo della situazione, e di noi stessi. Nel caso specifico, di Anna e di Vronskij, ma anche dello stesso Karenin, al lettore non è secondo me chiesto di parteggiare, ma di comprendere, e magari anche di compatire, almeno nella misura in cui ognuno può immaginare se stesso nei panni dell'uno o dell'altro.
Ecco perché anche per Karenin, sul quale sarebbe forse ora anche facile puntare il dito, non riesco ad escludere un moto di pietà. E' vero: pare un tipo totalmente incapace di provare alcunché, tutto forma e niente sostanza. Eppure il suo modo di agire e di parlare non è affatto lineare, perché rabbia, rancore, paura e dolore minano le sue capacità di discernimento, esattamente come minate sono quelle di Anna, che però ha - o perlomeno crede di avere - un appoggio e un confidente in Vronskij, mentre il marito è solo con se stesso.
Quanto a Vronskij, nessuno può negare la sua spensierata leggerezza, ma l'attaccamento che ha per Anna non è certo lo stesso che mostrava o sentiva per Kitty. Se questo attaccamento si possa poi definire amore, nel senso più vero e profondo del termine, non lo so; non so però nemmeno se il vero amore esclude la possibilità d'essere anche un po' egoisti. Forse sì, ma in tal caso credo che nessuno l'abbia mai vissuto.
E ora sotto con la parte terza parte ...