La letteratura è piena di personaggi memorabili, che continuano a vivere nei nostri ricordi e che hanno lasciato la loro impronta nel nostro cuore. Non importa che siano protagonisti o personaggi secondari, positivi o negativi, alcuni di loro sono impossibili da lasciare e quindi capita che vengano recuperati da altri autori per continuarne le avventure. È il caso del pirata Long John Silver, nato dalla penna di Robert Louis Stevenson e che Björn Larsson ha ripreso successivamente, mantenendone lo spirito.
Silver compare per la prima volta ne L'isola del tesoro, l'opera probabilmente più famosa di Stevenson, pubblicata a puntate tra il 1881 e il 1882 e che l'autore scrisse per il figliastro Lloyd Osbourne. Tra i vari personaggi di questo romanzo di avventura e di formazione, caposaldo della letteratura per ragazzi, il pirata Long John Silver è certamente quello più riuscito e il più poliedrico.
Nel capitolo 8 del romanzo, Stevenson ci presenta Silver in questo modo: 
Egli aveva la gamba sinistra tagliata fin sotto l’anca, e sotto l’ascella sinistra portava una gruccia della quale si serviva con prodigiosa destrezza saltellandovi sopra come un uccello. Era alto di corporatura e robusto, con una faccia larga come un prosciutto, scialba e volgare, ma rischiarata da un intelligente sorriso.
Sebbene Silver non sia certamente un adone, il lettore è portato ad immaginarlo in modo completamente diverso, oserei dire affascinante, tanto sono forti il suo carisma e la sua intelligenza, ma soprattutto i suoi modi apparentemente affabili. Sì perché Long John si differenzia totalmente dalla sua ciurma, fatta di pirati beoni, volgari e ignoranti.
Il protagonista de L'isola del tesoro è il giovane Jim Hawkins, ma è Silver che ruba la scena in più di una occasione. Non è un personaggio completamente buono e nemmeno totalmente cattivo, in lui albergano violenza e avidità, ma anche coraggio e saggezza. Persegue i suoi interessi e vuole impossessarsi del tesoro, quindi non stupisce che cambi schieramento con facilità, eppure è a modo suo affezionato a Jim. Non è il classico cattivo letterario, è davvero difficile non avere un debole per lui e condannarlo alla forca senza se e senza ma. Lo stesso Stevenson, infatti, ha una spiccata simpatia per il suo pirata e, alla fine, lo salva facendolo sparire nel nulla con parte del tesoro.
Che sia impossibile sfuggire al carisma di Silver, anche dopo un secolo e più dalla pubblicazione de L'isola del tesoro, è ben testimoniato da Björn Larsson che, infatti, decide di continuarne le avventure con La vera storia del pirata Long John Silver. Pubblica successivamente anche L'ultima avventura del pirata Long John Silver, ma si tratta semplicemente di un capitolo inedito al precedente romanzo, tagliato solo per esigenza editoriale.
L'autore svedese, appassionato di navigazione e pirateria, utilizza un espediente letterario già noto: fa scrivere al suo protagonista, Silver appunto, una biografia da destinare al giovane Jim Hawkins. In questo romanzo, quindi, scopriamo la vita del pirata prima e dopo i fatti de L'isola del tesoro, alcuni dei quali comunque legati al racconto di Stevenson come l'amputazione della gamba, la moglie di colore, il capitano Flint e il pappagallo.
Larsson non ci presenta il pirata esattamente come fa Stevenson, cioè come uomo fatto e finito, ma tramite il racconto della sua vita scopriamo come Silver è diventato quello che conosciamo. Anche lui ha fatto degli sbagli nella vita, ha preso batoste e ha imparato dai suoi errori, forse più velocemente di tanti altri. Ha avuto dei mentori che, però, ha scelto lui in base a quella che era la sua indole: in tal senso, importante è l'incontro con il capitano Barlow che, in poco tempo, lo istruisce alla vita del pirata.
Björn Larsson non tradisce affatto l'anima di Long John Silver. Questo romanzo è, anzi, un tributo alla personalità del suo indiscusso protagonista:
Non è nel mio genere mettermi in vista in ogni situazione, a proposito e sproposito, solo per aver voce in capitolo. Quello che voglio è essere padrone del mio destino, non di quello degli altri. Nessuno doveva mai poter deporre John Silver, questo era il primo articolo del mio regolamento personale.
Non si parla solo di avventure in La vera storia del pirata Long John Silver, ma anche di libertà, di solitudine, di morte e di amore per la vita, di bene e di male riprendendo un tema tanto caro a Robert Louis Stevenson. Si parla anche di pirateria, di qual era la vita dei marinai e degli schiavi, l'autore svedese fa, infatti, un lavoro di ricerca storica e attinge anche alla figura di Daniel Defoe, autore di Storia generale dei pirati, nonché uno dei personaggi del romanzo di Larsson.
Sappiamo che il pirata, nella sua figura classica, era solito impadronirsi di tesori per poi dilapidarli, nel giro di poco, in fiumi di alcol e altre amenità, senza rivolgere alcun pensiero al domani. Long John Silver è ben diverso. Nel romanzo L'isola del tesoro scopriamo che è parecchio moderato nel bere, che tiene in banca i suoi soldi perché vuole garantirsi un futuro e questo suo aspetto continua a essere forte anche in La vera storia del pirata Long John Silver. Sono tutte queste particolarità e differenze rispetto alla figura tradizionale del pirata, unite a modi di fare alquanto ambigui, a rendere Silver un personaggio sfaccettato, difficile da inquadrare e indimenticabile.
E indimenticabile lo è davvero, basti notare le citazioni fatte nel mondo della musica, con album e canzoni intitolate con il nome del pirata, o anche manga e film d'animazione dove appare un personaggio simile a lui. Un giovane Silver è uno dei personaggi della serie tv Black Sails, i cui fatti si svolgono prima de L'isola del tesoro. Insomma, Long John Silver è un personaggio con luci e ombre, uno spirito libero talmente attaccato alla vita che neppure la morte può trascinarlo nell'oblio, neanche ai giorni nostri.
Citazioni:
Angiolo Silvio Novaro (traduttore), in "L'isola del tesoro", Newton & Compton 2006
Katia De Marco (traduttrice), in "La vera storia del pirata Long John Silver", Iperborea 1998
In copertina:
Illustrazione di Monro Scott Orr (1934) "Long John Silver and his parrot"
(articolo a cura di Giorgia Blue Gigliuto)
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