
La saga del famoso maghetto Harry Potter consiste in una trovata assolutamente geniale, scaturita dalla mente fantasiosa di un'autrice davvero originale. Eppure...
Eppure personaggi, alcune situazioni, ma soprattutto alcune vicende della storia stessa possono avere subito l'influenza, più o meno consapevole e più o meno diretta, di testi pubblicati precedentemente.
Si sta forse insinuando che Lady J.K. Rowling abbia preso ispirazione dalle felici trovate di qualche altro autore? La questione è, in verità, nota ed è sfociata in alcuni casi persino in vicende giudiziarie.
Ciò che a noi interessa è da un lato gettare un'esca nel mare della scrittura, al fine di rendere omaggio a due grandi autori quali la sopracitata Joanne Rowling e l'altrettanto meritevole ma meno osannato suo connazionale, John Ronald Reuel Tolkien. Dall'altro lato, è interessante notare le similitudini tra la saga di Harry Potter e il mondo tolkeniano, partendo proprio dai protagonisti.
Se in J.K. Rowling l'eroe è un leggendario maghetto di nome Harry Potter, accompagnato dai suoi più cari amici Hermione e Ron, Tolkien ci presenta l'hobbit Frodo, un personaggio piccolo come un bambino e dotato di alte qualità morali, accompagnato dall'imprescindibile amico per la pelle, che risponde al nome di Sam.
Certo, a Frodo manca una figura femminile come Hermione Granger, la cui amicizia e fastidiosa saggezza è essenziale al fine della risoluzione dei molteplici misteri scaturiti all'interno del castello di Hogwarts. Però è davvero incredibile come i fratelli di Ron Weasley, George e Fred, siano esattamente la fotocopia dei due dispettosi fratelli gemelli hobbit, Merry e Pipino (Meriadoc Brandibuck e Peregrino Tuc), amici d'infanzia sia di Frodo che di Sam.
Inoltre, Gandalf il Bianco - o il Grigio, che dir si voglia - corrisponde al carismatico mago Silente, in tutto e per tutto. Appare inoltre immediato il confronto tra la morte e il post mortem di Gandalf e Silente, trasformati entrambi in spiriti guida dei protagonisti.
Ma continuiamo pure nella curiosa disanima, trattando di cattivi, i malvagi oppositori alle forze del bene, cominciando da Sauron (l'oscuro signore, ovvero Signore degli anelli) e Lord Voldemort (alter ego di Tom Orvoloson Riddle).
Vero è che quest'ultimo corrisponde a un essere umano in carne ed ossa, tuttavia bisognerebbe sottolineare il fatto che, fino al quarto episodio incluso, costui viene rappresentato in modo empirico, esattamente come l'onnisciente Dio Sauron, con il suo grande occhio costantemente votato agli umani.
In secondo luogo, non si può non parlare dei Dissennatori della Rowling. Quale differenza sostanziale sussiste tra i Dissennatori e i Nazgûl, gli Spettri dell'Anello detti anche Cavalieri Neri o Cavalieri Alati? Appare difficile carpirne le differenze, dal momento che entrambi risultano strumenti di morte. Attraverso questi soggetti, una meravigliosa corrispondenza sorge tra i due autori, in quanto entrambi risultano capaci di infondere un tocco di horror allo stato puro. Ci si può spingere ad affermare che sia l'uno che l'altra possano considerarsi i precursori del fantasy-horror, essendo riusciti a contaminare egregiamente i due generi letterari.
Ma attenzione, perché all'horror hanno aggiunto anche un tocco d'ironia, che sconfina persino nella comicità. I campioni assoluti della scena sono rappresentati da Gollum (alter ego di Smeagol) nel Signore degli anelli e Dobby, comparso in Harry Potter e la Camera dei Segreti. Le fisionomie dei due personaggi, non protagonisti, sono talmente simili e buffe che non si può non sottolinearne il fattore intertestuale. Tra l'altro la stessa fisicità dei due personaggi (nonostante l'uno sia un hobbit e l'altro un elfo domestico) trascina a poco a poco il lettore nell'ironia della situazione, prendendoli a cuore come fossero due cuccioli indifesi.
Tutto ciò premesso, cambiamo argomento e pensiamo alla forza immensa degli oggetti apparentemente inanimati come l'anello di Sauron, capace di infondere il male e trasformare l'anima del portatore. Non sembra di avvertire lo stesso potere invisibile nello spirito di Voldemort, capace di insinuarsi lentamente tra le viscere del maghetto fino a possederlo, così come appare evidente nel quinto episodio dell'Ordine della Fenice? I due autori si sono superati nel trasmettere al lettore la capacità di condizionare le persone dall'animo buono, una caratteristica esistente da sempre tra gli esseri umani.
L'anello di Tolkien è conosciuto da grandi e piccini per il fantomatico potere di donare l'invisibilità. Rowling prende ispirazione da un potere simile e cerca di trasportarlo anche nei propri romanzi, attraverso un oggetto anch'esso inanimato: il mantello dell'invisibilità. Tale oggetto è molto utilizzato dal nostro amico maghetto, attraverso il quale si salva in diverse circostanze e grazie al quale si può nascondere dagli avversari, come l'acerrimo nemico Malfoy.
Per concludere, esaminiamo il fattore del capitolo ultimo che attira solitamente il lettore: la battaglia finale epica tra le forze del bene e le forze del male. Ebbene, Rowling in questo caso costruisce la battaglia tra due schieramenti in modo del tutto differente da Tolkien. Da una parte si tratta di una preparazione alla pugna e conseguente lotta sanguinosa e violenta, tra orchi/zombie (riecco il fattore horror) contro i nostri protagonisti, schierati come battaglioni militari ben strutturati e agguerriti. Dall'altra esplode, a partire dall'Ordine della Fenice in avanti, una battaglia a suon di bacchette, costituita dai più importanti incantesimi, con una connotazione sicuramente meno cruenta ma altrettanto violenta. In entrambe le vicende le battaglie non porteranno certo alla vittoria finale, bensì a un successivo necessario epilogo, senza il quale la fine della storia non sarebbe potuta sussistere.
Dopo tali osservazioni, la domanda che sorge spontanea è: in futuro, quante generazioni di scrittori trarranno ispirazione da questi due autori?
Ma soprattutto, quanti altri autori ci hanno condizionato incoscientemente?
(articolo a cura di Sir J)
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