
Due sulla torre, lettura di agosto per il nostro percorso inglese British Fever, è un romanzo del 1882 di Thomas Hardy. La protagonista della storia è Viviette Constantine che, abbandonata dal marito, si innamora dell’astronomo Swithin, nove anni più giovane di lei. Alla pubblicazione il libro attirò critiche negative e accuse di indecenza per i temi trattati: adulterio, matrimoni segreti, gravidanze inaspettate… Le convenzioni sociali erano fortemente limitanti ovunque e per chiunque, Hardy ebbe il coraggio di raccontare una vicenda che sapeva avrebbe fatto scalpore e ne affrontò le conseguenze.
Quello su cu vorremmo porre l’attenzione è la strana coincidenza (o forse no) che collega diverse personalità vissute tra l’800 e il '900. I romanzi che più hanno creato polemica in quegli anni sono di autori britannici che non si sono mai tirati indietro davanti alle storie più seducenti e pericolose. La letteratura inglese che abbiamo studiato a scuola forse non ci permette di comprendere e apprezzare l’audacia e la sagacia di queste penne, per questo vi facciamo noi qualche esempio.
Un romanzo molto simile a quello di Hardy per trama e impatto sul pubblico è quello (già letto dalla community) di D. H. Lawrence, L'amante di Lady Chatterley, del 1928. Anche in questo caso i temi cardine sono l’adulterio, il sesso e il piacere femminile. Chissà se Lawrence non si sia ispirato proprio ad Hardy nell’intento di creare un’opera irriverente e scandalosa per l’elegante borghesia londinese. Restando nello stesso decennio possiamo citare un altro libro già letto dalla community: Il mondo nuovo di Huxley del 1932. Qui i temi sono decisamente diversi, non ci si occupa più della sfera sentimentale, piuttosto di quella politica. La critica alla società è mitigata dallo strumento della distopia ma arriva comunque forte e chiara. Il libro non destò grande eco come i precedenti, ma forse solo perché il pubblico non fu in grado di farsi le domande giuste.
Proseguendo in ordine cronologico non possiamo non citare George Orwell con 1984 del 1949. Il filone è lo stesso a cui appartiene anche Huxley: distopia politica. Orwell non ha paura di contestare il clima della guerra fredda tra i tre superstati, protagonisti di regimi totalitari non ancora abbastanza lontani. Nel caso di Orwell dobbiamo ricordare anche La fattoria degli animali, denuncia contro il potere. Il contesto storico durante il quale scrive l’autore è il più rischioso tra tutti, la dose di temerarietà fu quindi ancora più alta. Infine menzioniamo anche Arancia meccanica del 1962 di Anthony Burgess, da cui poi è stato tratto il famoso film di Kubrick. In questa occasione è stato forse il film a creare più scalpore ma gli argomenti affrontati (violenza, controllo, malattia e guarigione) sono stati comunque farina del sacco di Burgess.
Per concludere (e includere anche un periodo di tempo più distante) chiamiamo i rinforzi: Charles Dickens. Il famoso scrittore inglese fu la spina nel fianco più fastidiosa dell’età vittoriana. Con più di un titolo cercò di smascherare aspetti oscuri e disfunzionali di una società che fingeva di essere perfetta. In particolare ricordiamo Le avventure di Oliver Twist del 1838 che, oltre ad essere un romanzo di formazione, tratta il problema del lavoro minorile, all’epoca dilagante.
In definitiva tra pioggia, tazze di tè e humor sarcastico sembra proprio che i vecchi britannici sappiano anche correre qualche buon rischio!
(articolo a cura di Sveva Serra)
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