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Farhad Bitani, fondatore del Gaf Global Afghan Forum, pubblica L'ultimo lenzuolo bianco nel maggio del 2014 con l'intento di raccontare con onestà e trasparenza la situazione del suo paese, l'Afghanistan. L'autore descrive la sua storia, quella che ha vissuto in prima persona, senza nascondere niente, nemmeno ciò che gli avrebbe fatto comodo eludere. Egli è figlio di un generale di Corpo d'Armata afghano e ha vissuto personalmente (trovandosi in posizioni diverse, a volte di "vantaggio" e altre di svantaggio) l'evolversi e le conseguenze del fondamentalismo islamico.

Questo libro è un'autobiografia nuda e cruda, di romanzato non ha praticamente nulla. La sincerità di Bitani finisce per diventare (involontariamente) crudele quando descrive tutte le violenze del regime talebano senza risparmiarci i dettagli. Seppur così dure, queste pagine sono intrise di speranza; l'autore è prima un bambino e poi un ragazzo che lotta per la sua libertà, sbagliando e poi tornando sulla retta via. Sono le parole della sua famiglia il mezzo grazie al quale riesce a comprendere cosa è giusto e cosa è sbagliato, da che parte stare, che vita intraprendere.

«Se ho resistito a quel canto di sirena è solo perché le parole di mia madre, come un incantesimo, mi hanno tenuto legato all'albero della nave, impedendomi di gettare via la mia vita, di sprecarla dietro falsi ideali.»

I temi che vengono toccati sono molti: dalla politica alla religione, dalle amicizie agli abusi sulle donne… Ciò avviene non solo per la volontà dell'autore di non dare spazio a fraintendimenti, ma anche per offrire un quadro completo ed esaustivo di una realtà a noi estranea. Bitani si trasforma in un "io paradigmatico" in cui moltissimi dei suoi compatrioti possono rivedersi e di cui possono rivendicare le parole.

«"Quella era democrazia" avrebbe detto mia sorella qualche anno dopo. "La moglie del presidente che aggiusta i capelli a una bambina che piange."»

Sono due i valori fondamentali a cui Bitani si aggrappa e di cui ci dimostra l'importanza in questo testo: la libertà e la verità. Per la prima fa di tutto, ma riesce a conquistarla definitivamente solo attraverso la seconda. E infatti proprio ad incipit egli scrive: «Soltanto la verità può liberare il mio paese.» Anche scrivere quest'opera è una liberazione, oltre che un atto di coraggio. Se, come ci insegna la sociologia, noi "siamo quello che diciamo", allora l'autore mostra di essere finalmente libero e ancora pieno di voglia di battersi, perché, come scriveva Oriana Fallaci, «… la salvezza sta nell'individuo che rivoluziona se stesso.»

È da poco trascorso il 25 aprile, giorno fondamentale per il nostro Paese perché festeggiamo e commemoriamo la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista e dal fascismo. In un momento in cui questo giorno diventa sorprendentemente e tristemente divisivo, il libro di Bitani ci ricorda un amore per la libertà che dichiarandoci antifascisti dimostreremmo ancora di avere. Dove c'è una dittatura non c'è libertà ed è questo che noi italiani festeggiamo il 25 aprile, augurando anche al popolo afghano di poter fare lo stesso al più presto.

«Perché la verità, come la vita, troverà sempre una strada.»

L'ultimo lenzuolo bianco di Farhad Bitani ci informa sulla realtà dell'Afghanistan, ci commuove e ci fa riflettere anche sul 25 Aprile.

(articolo a cura di Sveva Serra)

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