Ragazzi libro iniziato e già dall'inizio parte l'ansia! Probabilmente mi aspetto veramente molto da questo libro, forse troppo. Spero di non aver alzato troppo le mie aspettative e di rimanerci male, ma come inizio non c'è male

Iniziato anche io.. Ho staccato la lettura solo perché voglio leggere il secondo capitolo tutto d'un fiato e ho visto che è molto lungo quindi probabilmente ci impiegherò un giorno intero.
Mi sta piacendo molto, già all'inizio mi ha trasmesso delle emozioni e questo non accade con tutti i libri.
Mi ha messo una tristezza infinita Ciao Georgie non lo so se voglio guardare il film Hahahaha sicuramente non da sola!

una domanda: ma solo io lo trovo un po' confusionario? Sto facendo un po' fatica a capire la contestualizzazione delle storie.

A me sta piacendo tanto...È vero all'inizio è molto triste...Povero Georgie

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Qua le pagine scorrono: per adesso sono alla 3' delle 6 telefonate. Lo stile mi piace, effettivamente a volte sembra un po' confusionario, ma è voluto; ti fa stare sempre attento nella lettura. Di personaggi ce ne sono parecchi per ora, ma credo rimarranno a 5 i principali. Vedremo. Questo fine settimana spero di arrivare alla metà della prima parte.

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Eccomi! Ci sono anche io eh! Procedo lentamente ma sto leggendo. Sono ancora alle prime battute, alla chiamata alle armi diciamo e leggendo della storia di Eddie mi viene da pensare a quanto sia difficile essere genitore... io non ho figli quindi il mio è un pensiero da "esterna" ma leggere di come le paure di una madre possano condizionare mentalmente e fisicamente un figlio, fa venire parecchia ansia! La madre per il troppo amore ha danneggiato il figlio. La paura che possa farsi male o ammalarsi l'ha spinta a metterlo sotto una campana di vetro non facendolo vivere. Ora mi metto nei panni di una madre che se pur con il terrore nel cuore deve lasciare il figlio libero di farsi male, cadere e rialzarsi! Proteggendolo da tutto e da tutti non fai il suo bene. Non so se un giorno sarò madre e se sarò capace di lasciare che i miei figli sbaglino o si facciano male, nonostante anche questo faccia parte della vita.
Scusate la piccola parentesi ma queste pagine mi hanno fatta pensare! Non so neanche se ho espresso chiaramente quello che volevo Torno alla lettura.


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Claudia, per me ti sei espressa chiarissimo. Anche io ci ho riflettuto molto. Sicuramente essere genitori vuole dire volere il bene dei propri figli ( o almeno così dovrebbe essere) ma vuol dire anche formarli per affrontare la società che li circonda.
La cosa curiosa è che sceglie una moglie che per caratteristiche caratteriali è uguale alla madre

Io ho iniziato oggi la lettura... cavolo che inizio! Già mi sta venendo l'ansia... anche perché avendo visto il film mi sono tornate in mente delle scene che mi hanno terrorizzato da piccola

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Sono indietro nella rilettura di IT causa Follett e un pochino pure di Joyce...

La scena in cui Bill impermeabilizza la barchetta di carta per Georgie, il suo fratellino, probabilmente sono le pagine che ho riletto di più in assoluto nella mia vita...

«Bisogna impermeabilizzare la barca, altrimenti la carta si bagna e affonda», spiegò Bill. Quand’era in compagnia di George, la sua balbuzie era meno evidente, tanto che talvolta non balbettava affatto. A scuola invece si aggravava notevolmente, anche al punto che non riusciva più a parlare. In quei momenti, i compagni di Bill tacevano imbarazzati guardando altrove mentre lui, aggrappato al banco, con la faccia rossa quasi quanto i suoi capelli e gli occhi ridotti a due fessure sottili, si sforzava di spremere una parola dalla gola ostinatamente chiusa. Qualche volta, il più delle volte, ce la faceva. Altre volte la parola si rifiutava semplicemente di uscire. Era stato investito da un’automobile all’età di tre anni e scaraventato contro il muro di una casa. Era rimasto svenuto per sette ore. Sua madre sosteneva che era quell’incidente ad aver causato la balbuzie. George, però, aveva la sensazione che suo padre (e lo stesso Bill) non ne fosse altrettanto sicuro.
[...]
«Grazie, Bill. È una bella nave.» E fece una cosa che non faceva più da molto tempo, una cosa che Bill non avrebbe mai dimenticato: baciò suo fratello sulla guancia.
«Adesso non puoi fare a meno di prenderla, b-buco che sei», lo rimproverò Bill. Ma si vedeva che aveva apprezzato il suo gesto e gli sorrise. «Rimetti anche tutto a posto, o la mamma ci pianterà una grana.»
«Certo.» George raccolse l’attrezzatura per l’impermeabilizzazione e attraversò la stanza con la barchetta appollaiata in equilibrio precario sulla scatola della paraffina, infilata per traverso nella scodella.
«G-G-Georgie?»
George si voltò a guardare il fratello.
«Sii p-prudente.»
«Sicuro.» Corrugò lievemente la fronte. Quelle erano raccomandazioni che venivano dalla mamma, non dal fratello maggiore. Quelle parole gli sembrarono strane come il bacio che gli aveva dato lui poco prima. «Sicuro che sarò prudente.»
Uscì. Bill non l’avrebbe mai più rivisto.

In queste poche righe c'è una parte importante della mia personale infanzia e adolescenza costituito dal "problema" della mia balbuzie, e del rapporto di amore-odio con il mio fratellino. Che, non avrei mai più rivisto...

Vi dirò, cammin facendo.